Ancora un volume della serie “Arte e tecnica della maglia” per Il Castello dopo quello dedicato ai moduli quadrati e quello dedicato alle trecce, approdiamo ai punti traforati. La struttura del volume riprende quella del libro sulle trecce: dopo una parte introduttiva, si alternano pagine di raccolta di punti a pagine di progetti da eseguire, tuttavia in questo caso la parte relativa ai progetti pare preponderante rispetto a quella relativa ai punti e resta un po’ insipida, così come nel volume dedicato alle trecce. È azzeccata invece la scelta di dare preminenza a lavorazioni traforate semplici, in un paese come il nostro dove il pizzo ai ferri è poco praticato; questo rende il libro un buon viatico per affrontare questa tecnica senza eccessivi patemi, riservandosi magari di optare per non lavorare i modelli descritti ma magari uare i punti per i propri o per modificare altri modelli.
Lynne Watterson, I punti traforati. Arte e tecnica della maglia, Il Castello, 18,00
Sono un paio di anni che ci penso, la semplicità è una gran cosa, ma non sarà tutta questa tendenza al non affrontare le tecniche e gli argomenti più complessi a tenere la maglia in Italia due passi indietro rispeto al resto del mondo?
Anche io credo che questo sia parte dei problemi. Però il libro presenta punti semplici e non semplicistici e tra le due cose c’è una differenza. Questo libro IMHO è più un punto di partenza che un punto di arrivo, serve ad approcciare le lavorazioni traforate per chi ha sempre pensato che siano difficilissime e impossibili da affrontare, non a pensare di saperne tutto e il contrario di tutto non sapendone in realtà niente. Più in genrale, poi, io vedo non solo un problema di troppa smplificazione quanto un problema di semplificazione “brunettiana” per così dire: si semplificano fino all’idiozia elementi che potrebbero e dovrebbero avere uno sviluppo più “arioso” mentre altri temi, peraltro di non poca ricchezza e complessità si lasciano irrisolti, come per darli per acquisiti da tutti (pensa solo ad aumenti e diminuzioni negli schemi delle riviste italiane). In questo modo si lsaciano difficoltà insormontabili o quasi su cose ragionevolmente semplici e si idiotificano cose che meriterebbero una certa complessità.
Hai ragione, il mio commento qui era ispirato a quello che ho letto nella recensione o meglio a uno spunto che ci ho colto, non al libro,che non conosco. Però è proprio quest’aria di semplificazione più comoda per chi produce filati e riviste che per gli appassionati che mi da fastidio. L’introduzione ai punti lace e la possibilità di utilizzarli in progetti personalizzati invece è un’ottima cosa.
E, come sai, su questo tema con me sfondi una porta aperta.