
Il campione di Peppino
Richard Devrieze ha iniziato 25 anni fa a sperimentare con la filatura della lana (da velli acquistati in tutto il mondo così come dalle pecore merino acquistate assieme al suo compagno), la tessitura e, una decina di anni fa, la tintura. Ha fatto parte del team di Koigu e ora ha lanciato la sua linea di filati. Questa “Peppino” prende il nome proprio dal primo ariete di razza merino del gregge.

La matassina di Peppino
Il filato ricorda fortemente Koigu KPPPM sia nella distribuzione del colore sia nella consistenza, la differenza principale tra Peppino e KPPPM è che quest’ultima presenta una struttura a corallina a tre capi, mentre Peppino è una corallina a due capi. Questo rende il filato ancora più sottile e adatto alla sua vocazione principale, cioè la realizzazione di calze. In questo Peppino è un filato abbastanza unico perché è un filato per calze ma in lana 100%. Come è possibile questo? Fondamentalmente grazie alle caratteristiche di questo filato: alla torsione particolarmente accentuata che non solo dà alla lana un’eccezionale elasticità (adatta alle sollecitazioni che subisce una calza durante la camminata), ma anche una maggiore protezione delle singole fibre che restano meno esposte e quindi più durano più a lungo. Inoltre, sia la fibra scelta (una merino di altissima qualità) sia la torsione, sia la grande secchezza del filo rendono praticamente impossibile infeltrire Peppino. Un ultimo vantaggio della struttura di Peppino, infine, è che il filato privo di peluria diventa la tavolozza ideale su cui disporre il colore, tanto che una volta lavorata Peppino assume un aspetto lucido in cui i singoli colori risaltano come gemme e metalli preziosi (mai nome fu più azzeccato di questo per un colore: “Treasure trove”, caccia al tesoro).

Un esempio di Peppino “monocroma”
Ho lavorato Peppino con ferri 2,75 (in fascetta) ottenendo la tensione di 28 m = 10 cm indicata in fascetta. Al campione Peppino si mostra un filato molto docile, adatto a essere lavorato con una grande varietà di punti. Questo sfumato sui toni del rame, del bronzo e dell’oro, delicatamente spruzzato di acquamarina, mostra di poter reggere anche i traforati (purché non eccessivamente intricati) senza nasconderne il motivo. La prestazione forse migliore la dà sulle coste, che restano eccezionalmente rigonfie ed elastiche. Purtroppo, invece, la prestazione del filato non è lusinghiera sulle trecce, in cui il colore nasconde il motivo, peraltro perfettamente delineato nel filato in quanto tale. Per questo mi azzardo a dire che per chi volesse usare Peppino per realizzare un accessorio a trecce può tranquillamente farlo optando per le versioni a tinta unita o con colorazioni meno pervasive.

La fascetta di Peppino (Clicca per leggere)
Peppino è venduta a 17 euro per matassa da 65 grammi e 225 metri, un prezzo importante ma non eccessivo considerando le caratteristiche del filato. Una matassina è sufficiente a realizzare un accessorio o un paio di calzine corte da donna, due matasse permettono di realizzare delle calze abbastanza alte al polpaccio per il piede maschile. Peppino è stata usata da Emma Fassio per disegnare il suo scialle Over the Rainbow, ma è stata usata anche per lo scialle Daybreak di Stephen West e per queste deliziose pantofoline di ChurchMouse.
Ringraziamo Unfilodi.com che ci ha donato il filato necessario a questa recensione.
Questo filato è senz’altro bello, ma per le calze a me sembra sia meglio comunque un filato non di pura lana, ma con una ridotta percentuale di sintetico. Infatti la calza viene molto sollecitata a livello del tallone soprattutto, e visto che comunque la realizzazione richiede un certo tempo, si vorrebbe che il capo duri il più possibile. Io trovo imbattibile l’Arwetta HEC, con 75% lana, 18%polyamide e 7% acrilico. La uso anche per fare i guanti, che sono anch’essi un po’ a rischio di usura veloce.
@Paola, in realatà ci sono filati misti che sono assolutamente inadatti alle calze perché cointengono il tipo sbagliato di acrilico, con il risultato che il calzini si “erode” letteralmente in 2-3 volte ai piedi (been there, done that), mentre io ho un paio di calze in Koigu KPPPM che, usate con regolarità da 5 anni (in inverno uso solo calze di lana lavorate a mano) hanno cominciato solo ora a mostrare qualche segno di usura. Sì, sicuramente è più facile (per i produttori) realizzare un filato da calzini aggiungendo il 20-25% di acrilico o nylon a fibra lunga, ma posso assicurarti che Peppino, così come Koigu KPPM e KPPPM sono perfette lane per lavorare calzini di lunghissima durata. E se lo scrivo è perché ne ho esperienza diretta!
Parola di Alice? Allora ci posso credere tranquillamente!
Grazie e buona giornata.
Paola