Direttamente da New York, un’amica che mi conosce piuttosto bene mi ha portato il romanzo The Knitting Circle Rapist Annihilation Squad, di Derrick Jensen e Stephanie McMillan.
Come si evince dal titolo, racconta di un gruppo di donne che si riuniscono periodicamente per fare la maglia, diventando amiche e aiutandosi reciprocamente. Tuttavia, ben si discosta da quella melensa e banale chic lit di cui fa parte, per dirne uno, Il club dei ricordi perduti, con la stuprata, quella col cancro, il gay con la malattia misteriosa che ha tutti i sintomi dell’AIDS conclamato ma non lo nominiamo che è una malattia bruttabrutta e ci rovina l’atmosfera comfy della storia, quella con la figlia morta, quella mollata dal marito, tutte che si supportano a vicenda in un gruppo di auto-aiuto tra personaggi standard con la profondità di una sagoma di cartone ritagliato.
The Knitting Circle Rapist Annihilation Squad si basa sul medesimo canovaccio: un gruppo di donne si riunisce per fare la maglia e durante gli incontri nascono amicizie e si rivelano drammi personali che vengono risolti, ma il romanzo è in parte una parodia, in parte un pampleth rivoluzionario.
La storia inizia con un flash forward nel quale la giovane Marilyn spiega a un gruppo di studenti cosa fosse lo stupro, un crimine ormai estinto. Come è potuto accadere questo progresso miracoloso? Tutta opera del circolo di maglia di cui faceva parte sua madre, racconta Marilyn.
Le nostre eroine, dopo una serie di peripezie per trovare un luogo che possa ospitarle, si incontrano abitualmente nel retro di una fabbrica casearia, avvolte dagli effluvi di un formaggio diverso ogni settimana. Là scoprono di essere state tutte vittime di stupro e decidono di “fare qualcosa per combattere la violenza contro le donne” ma, sorpresa sorpresa, non è uno yarn bombing della piazza del paese, non è neanche un concorso per il copriteiera più freeform, non è un workshop per liberare la propria creatività filando il colore, ma le nostre fanatiche dell’aguglieria decidono di farsi giustiziere coi ferri e, mentre l’FBI cerca un “maschio caucasico di circa 30 anni, leggermente asociale, ma un buon vicino, fatta eccezione per le occasionali denunce fatte nella zona di gatti smarriti”, che “potrebbe lavorare come postino o clown in un circo“, le città si riempiono di stupratori pugnalati con ferri dritti e di volantini che recitano “STOP RAPE OR FACE THE WRATH OF THE KNITTING CIRCLE”.
Tra torte al cioccolato, l’immancabile tirata contro le diete, i negozi di abbigliamento femminile e la pornografia, ci si destreggia tra fair isle, agenti di polizia che ricordano Gene Hunt infiltrati con poco successo nel circolo maglista, sandali con tacco a spillo e glitter, rapimenti di giovani fanciulle da parte degli integralisti cristiani del MAWAR (Men Against Women Against Rape) e salvate da fidanzati a colpi di duelli contro le fallacie logiche, si arriva all’immancabile lieto fine dove i due protagonisti si promettono di non sposarsi ed essere felici non-insieme per il resto dei loro giorni.
Il romanzo avrebbe indubbiamente giovato di una mano meno pesante nel suo approccio politico, per risultare meno didascalico e più godibile.
Adatto a lettrici che sanno distinguere bene la fantasia catartica dalla realtà e a chi è in grado di prendere con complice distacco gli aspetti anche più rigidi del femminismo vecchia maniera.
Sconsigliato alle amanti dei ferri circolari e a chi non apprezza l’umorismo nero.
Dati tecnici
Knitting Circle Rapist Annihilation Squad
di Derrick Jensen e Stephanie McMillan
ed. PM, 2012
USD 14,95
ISBN 978-1-60486-596-7
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