Tra le filature italiane pare invalsa l’abitudine di appiccicare l’aggettivo “organico” ai filati, così anche Sesia ha deciso di fare un (peraltro interessante) filato in pura lana tinto con pigmenti naturali e di appiccicarci sopra questa enigmatica definizione. Ora, rileggiamo la definizione di “organico” data dal dizionario Treccani; sicuramente tutta la lana è organica, cioè attiene e concerne un organismo vivente (la pecora che la produce), altrettanto sicuramente nessuna lana è organica in quanto attiene all’organizzazione di una struttura sociale o in senso gramsciano. La verità è che in inglese “biologico” (inteso come di produzione biologica) si dice organic, ergo i produttori italiani usano “organico” in senso di “bio”, ma senza avere le certificazioni (un po’ perché è difficile stilare un disciplinare in questo senso, un po’ per darsi una bella mano di greewashing). Insomma, un filato che si etichetta “organico” non è biologico in senso “commerciale”.
Detto questo, con Nature, Sesia ha fatto un potenzialmente interessante filato in pura lana tinto con pigmenti naturali (probabilmente con estratti e non direttamente con le piante tintorie, poco “maneggevoli” in sede di tintura industriale). La tintura è a mio avviso poco incisiva: i colori sono stati scelti e dosati in modo da creare il solito aspetto un po’ polveroso che il cliente medio associa a questo tipo di tintura, ma sappiano che la realtà è diversa e la tintura naturale può dare colori assai brillanti. Essendo la tintura di tipo industriale, il colore è perfettamente omogeneo nel gomitolo.
Il filato è un tre capi con una torsione piuttosto lenta per mantenere al massimo la sofficità e voluminosità della fibra, ma decisamente poco elastico. La torsione è così bassa che occasionalmente il filo può aprirsi e dividersi, quindi richiede un minimo di attenzione durante la lavorazione. Inoltre, al lavaggio il campione ha creato una leggera peluria che, data la bassa torsione e la bassa tensione del campione, ha mostrato rapidi segni di pilling sottoposta a sfregamento, producendo in pochi secondi un certo numero di fastidiosi pallini.
La fascetta consiglia una tensione di 16 m = 10 cm con un ferro 4,5 o 5. Il mio campione è stato lavorato con un ferro 4,5 a 19 m = 10 cm e, onestamente, se dovessi rifare il campione lavorerei con un ferro più sottile e a una tensione di circa 21-22 m = 10 cm. Il lavoro, infatti, a bassa tensione appare poco compatto perfino a me che prediligo lavorazioni morbide e non troppo aggressive, con una traccia di rowing out (insolito con la mia mano) e una consistenza sicuramente leggera ed elastica ma decisamente “larga”. A 16 m = 10 cm salirei solo se decidessi di usare questo filato per lavorare uno scialle, cosa peraltro possibilissima data la buona definizione del punto nel pizzo. La scarsa elasticità del filo lo rende poco adatto alle coste, che restano rilevate ma non elastiche, ma è comunque sufficiente a rendere trecce ben delineate e pulite. Anche in questo caso una tensione superiore e una lavorazione leggermente più compatta potrebbero favorire la formazione di trecce e coste più rigonfie.
A ben oltre 6 euro per gomitolo da 50 g (130 m), onestamente questo Nature non mi pare particolarmente economico. Stiamo parlando di un prezzo al chilo (al cliente) di circa 140 euro per un filato in pura lana: circa lo stesso di Luxury DK di Shilasdair, che però è tinto artigianalmente con piante tintorie (e non industrialmente con estratti), i colori sono accesi e vibranti e il filato è un blend di lusso contente lambswool, angora, cashmir e cammello. Onestamente, se devo investire 70-80 euro in un filato tinto a mano per farmi un maglione opto per la seconda soluzione.
Lana Organica Manifattura Sesia Nature,
100% Lana Vergine Organica
50 g/130 mt
6,80 euro il gomitolo