Sheep Italia è un’associazione senza fini di lucro che nasce con la finalità di insegnare il lavoro a maglia e all’uncinetto a tutte quelle persone che si trovano in una condizione di svantaggio, che sia esso economico, sociale o psicologico.
Quest’associazione propone corsi gratuiti presso ospedali, centri di accoglienza, associazioni di volontariato per senza fissa dimora, ed ovunque ci sia bisogno di fornire, tramite la realizzazione di manufatti, un’occasione per stare insieme, dialogare, conoscersi e confrontarsi.
Ma non solo: da qualche giorno, Sheep Italia ha lanciato, tramite la sua pagina Facebook, la “Chiamata Intenazionale ai ferri… da calza”, chiedendo di realizzare quadrati ai ferri o all’uncinetto, di dimensione pari a 15 cm. per lato, da unire per formare delle coperte che verranno distribuite ai senzatetto.
Sono anche accettati cappelli, scaldacollo ed altri indumenti, sempre realizzati ai ferri o all’uncinetto, che verranno anche essi donati a chi ne ha più bisogno.
Per conoscere meglio Sheep Italia abbiamo rivolto alcune domande al suo presidente e fondatore, Saverio Tommasi, giornalista molto attivo ed attento alle questioni sociali.
Da dove nasce l’idea di Sheep, in particolare, perché hai puntato proprio sul lavoro a maglia?
“Il lavoro a maglia è ‘terapeutico’, è vario, è fantasioso, permette di parlare e conversare – e aprirsi – quando è fatto in gruppo.
Il lavoro a maglia permette di creare, e utilizzare le proprie creazioni per scaldarsi, decidendo al tempo stesso la fantasia e i colori. Permette in altre parole di scegliere, che è la questione che più di ogni altra proviamo a portare avanti nei percorsi all’interno dei gruppi. Perché scegliere fa idealmente rima con autonomia e libertà, concetti ai quali siamo molto legati.
E poi il lavoro a maglia abbatte gli stereotipi, è rivoluzionario, è disarmato, è costruttivo. Con il lavoro a maglia si dialoga fra lingue diverse, si abbattono confini e si costruiscono cappelli e maglioni per tutti. Il lavoro a maglia è sovversivo rispetto al silenzio e alla testa chinata di fronte alla vita.”
Lavorate in collaborazione con altre associazioni?
“Sempre. Siamo nati proprio con questa idea: noi non ‘portiamo le persone a casa nostra’, ma andiamo dove per le persone ‘è già un po’ casa’. Cioè noi sommiamo il nostro progetto agli altri, non siamo esclusivi, entriamo e allacciamo i nostri fili a quelli esistenti, crediamo nella cooperazione, nel dialogo, nell’empatia.
Realizziamo incontri, strutturati nella forma dei corsi lunghi e lunghissimi, in modo gratuito, sia per le persone che li frequentano sia per le associazioni, o gruppi, o cooperative che ci ospitano. Sono incontri rivolti a persone con particolari fragilità, che hanno avuto – come diciamo noi, in forma affettuosissima – qualche inciampo nella vita.
In questo momento abbiamo quattro corsi attivi in tre città italiane. In particolare abbiamo un corso dedicato a donne rifugiate, due corsi collegati alla salute mentale, e un corso alle solitudini principalmente dovute alla terza età e alla perdita di punti di riferimento intorno.
Particolarità assoluta e meravigliosa di Sheep è un doppio ramo: le nostre volontarie attive, le donne che fattivamente insegnano a lavorare a maglia all’interno dei nostri corsi, e Sara – l’educatrice professionale sempre presente in tutti gli incontri – che accorda le voci, lasciando comunque spazio alle singolarità, e porta avanti un progetto di racconto di se stessi basato sulle storie individuali e sulle parole chiave che fanno parte della vita di ognuno/a di noi.
Non è un lavoro psicologico, attenzione, ma propriamente educativo, che si intreccia con il lavoro a maglia, da sempre accompagnato dal confronto di storie, magari di fronte al caminetto, nelle grandi cucine di un tempo.”
Avete supporto da parte delle amministrazioni locali?
“Nessuno, ma al momento non ci interessa, siamo liberi e libere. Quando eventualmente nascerà, dovrà nascere con gli stessi presupposti delle collaborazioni attuali.
Noi siamo sostenuti dalle persone, cittadine e cittadini che singolarmente, da ogni parte d’Italia, decidono di sottoscrivere una donazione regolare mensile, anche minima, oppure ci danno fiducia con una donazione singola.
Se posso, inviterei tutte/i i vostri lettori a dare un’occhiata anche al nostro sito.“
Quali sono le difficoltà maggiori che incontrate nel portare avanti la vostra iniziativa?
“Vorremmo fare sempre di più, e sempre meglio. Vogliamo cambiare le relazioni e il mondo, in modo caldo e colorato, con la lana, l’uncinetto e i ferri da calza; e come puoi immaginare non è un progetto né semplice né immediato. Però siamo partiti, ci stiamo divertendo e alcune vite si sono già modificate, addolcite, cambiate. Ce lo hanno detto. Per questo non possiamo che essere fiduciosi in maniera folle e sorridente.”
Siete già presenti anche in altre regioni? Come si fa ad aprire una sede Sheep Italia?
“Servono soldi, tempo e spensieratezza organizzata. Pur facendo tutto quanto gratuitamente, ci sono spese che non possono essere eluse: l’educatrice, il sito, il commercialista, e tante altre. Stiamo andando bene, ce la stiamo facendo, in un anno e mezzo abbiamo dato vita a quattro corsi diversi e continuati nel tempo, è umanamente tantissimo.
Per continuare a crescere, senza però sciocchi balzi in avanti che non ci potremmo permettere, dobbiamo camminare vicini e con attenzione. Per qualsiasi proposta e curiosità ci potete scrivere e possiamo pensare insieme come fare.”
Noi di maglia-uncinetto.it apprezziamo molto questo tipo di iniziativa, ed invitiamo le nostre lettrici e lettori tutti a contribuire, secondo le proprie possibilità, alla crescita ed alla diffusione del progetto Sheep Italia.
Potete scrivergli anche presso questo indirizzo mail: