Esoscheletro è un lieve poncho all’uncinetto dove lunghissimi archi di catenelle intervallati da noccioline e a volte raggruppati insieme da una maglia bassa.
A seconda del colore, può ricordare una parrucca del ‘700 (rosa o bianco), o un tatuaggio tribale (in nero).
Perché questa cosa “fatta di niente”? Perché ho raccolto la sfida di uno stoppino avvolto, Kuki di Borgo de’Pazzi, composto dal 65% di lana, dal 20% do
ramiè e dal 15% di canapa, una mischia sia invernale che primaverile e che rimanda alla mente la favola dei 12 cigni. Insomma, imperdibile. Dovevo farne un modello.
Gira che ti rigira, scampiona che ti scampiona, viene fuori che Kuki rende bene con le noccioline e le catenelle, che restano ben vaporose, ed è quindi un peccato mortificarlo con punti “annodati” come la maglia bassa o la maglia alta. Dunque, per conciliare la necessità di utilizzare questi punti per valorizzare il filato e di creare un accessorio primaverile che possa scandare le zone più a rischio durante la primavera, come la gola e le spalle e per uscire dalla noia del solito poncho a maglia bassa, è nato Esoscheletro.
Il modello è top-down, lavorato in tondo, in un pezzo unico, senza cuciture (una pacchia). Gli archetti di catenelle fanno sì che sia molto veloce da eseguire e che richieda pochissimo filato. Sagomato per restare più aderente alla gola e poi allargarsi a coprire le spalle, il ponchetto è arricchito da un doppio movimento che lo costringe in due direzioni diverse, formando una Z sul davanti che può essere resa più visibile se lo si indossa ben disteso, o meno se lo si arriccia sulle spalle.
Aria condizionata assassina, non ti temo!
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