Fare il campione è importante per molte ragioni. Ad alcune magari hai già pensato, ad altre no. Eccone cinque che forse non conosci. Hai altri motivi che ti spingono a fare un (o più di uno!) campione?
Personalmente sono una fan del lavorare campioni, so di essere nella minoranza. Però fare un campione con un filato nuovo a me pare sempre una grande avventura di minimo prezzo (in termini di fatica e tempo). I campioni mi insegnano tantissimo sui filati che sto per usare, o talvolta che rinuncio a usare.
Il campione che definisce la taglia
È il motivo più diffuso per fare un campione e ne abbiamo già discusso ampiamente. Lavorare un campione da almeno 20×20 cm e lavarlo come faremmo per il capo finito permette di capire se il filato produce un numero di maglie e ferri per 10 cm adatto a essere usato per il capo che dobbiamo realizzare. Quando seguiamo un modello, la prima cosa a cui dobbiamo prestare attenzione è infatti che il filato che abbiamo scelto renda la stessa tensione richiesta dal modello. Basta una maglia (con filati grossi anche mezza maglia) nel campione su 10 cm, per ottenere una taglia totalmente diversa da quella che vorremmo.
Sperimentare con il punto
Gli imparaticci sono campioni che ci permettono di imparare a lavorare dei punti precisi. Se il modello ci richiede di lavorare nel punto sarchiapone riversato con scappellamento a sinistra come se fosse antani, affrontare la lavorazione direttamente nell’eseguire il modello non è facile. Meglio fare prima un paio di imparaticci che ci permettono di capire meglio come avviene questa lavorazione.
Capire se il filato è adatto alla lavorazione
Quando lavoriamo gli imparaticci per il punto, lavorando con il filato che abbiamo scelto per il modello ci permette non solo di capire come il punto viene lavorato, ma anche se il filato rende bene con quella lavorazione. Filati troppo pelosi, troppo colorati, troppo grossi, troppo sottili possono essere una cattiva scelta non solo perché non rendono il campione esatto, il giusto numero di maglie e ferri (o punti e righe) per il modello che vogliamo fare. Ma possiamo anche capire se quel filato che ci piace tanto è facile da lavorare, soprattutto con quella tecnica. Ci sono filati magari bellissimi che si dividono, si impigliano, si arricciolano… Fare un imparaticcio permette anche di capire se ci è facile lavorare il filato che abbiamo scelto con il punto richiesto.
Campione troppo rigido o troppo molle
Ancora, facendo il campione ci rendiamo conto se il filato che abbiamo scelto, lavorato alla tensione richiesta dal lavoro, ha la giusta consistenza. Se vogliamo fare una giacchina chanel ci servirà un filato che si lavori con una consistenza densa, strutturata, perfino un po’ rigida, se vogliamo una casacca morbida invece ci servirà una lavorazione che drappeggia molto. Forse quella bellissima alpaca, fine e lucente, non è adatta alla giacca Chanel, mentre la lana islandese non è adatta alla casacchina. Ma se abbiamo il dubbio se il filato che vorremmo usare sia adatto al lavoro che vogliamo farci, è il campione che ce lo risolve.
Come si lava questo filato?
Un’ultima cosa che il campione ci può raccontare è come lavare il filato. Sappiamo infatti che per avere un campione fedele non basta lavorarlo, si deve anche lavarlo. Ebbene, lavare il campione ci serve anche lavarlo come faremmo con il lavoro finito. Questo ci può far scoprire che effetto fa il lavaggio al filato (si allarga, si restringe, diventa più morbido, più gonfio, più lucido, ecc.). Inoltre, lavare il campione, magari dopo aver dato uno sguardo alla fascetta, ci aiuta anche a capire che tipo di lavaggio fare: se si tratta di un filato lavabile in lavatrice, se è necessario lavare a mano con detergenti specifici, se possimo usare un normale detersivo per delicati, se è un filato che vuole il sapone di Marsiglia.