Facciamo un passo indietro, il filato AquiLANA, che presentiamo, fa parte del progetto Pecunia, nato nel contesto del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
A seguito del successo del progetto che ha portato la riqualificazione, ove possibile, del vello tosato delle pecore dei pastori partecipanti all’iniziativa, da rifiuto speciale a materiale per l’aguglieria, si è cercato di alzare la qualità e il valore commerciale della lana.Per questo, il parco del Gran Sasso ha studiato come migliorare la qualità del filato per poterlo vendere a un prezzo acconcio. Sono state quindi predisposte linee guida per la tosa, il trasporto e la selezione dei velli e sono state compiute “analisi della fibra e dei principali parametri caratterizzanti la qualità e la lavorabilità del prodotto quali finezza, resa, percentuali di scarto“. Inoltre, gli allevatori sono stati informati su come “la gestione iniziale della lana in allevamento si possa riflettere sul prezzo di vendita finale“.
Partecipando al progetto, e sostenendo i costi di trasporto e trasformazione dei velli presso Biella The Wool Company, Ovidio e Valeria Damiani, i pastori dietro Aquilana, hanno prodotto 250 kg di filato dai loro 850 capi di Merinizzata italiana da carne. La matassa di stoppino che andrò a recensire, fa parte di questo lotto, insieme ad altri pesi che potete vedere a questo link.
I due pastori hanno inoltre vinto, proprio quest’anno, il premio Bandiera Verde Agricoltura “un riconoscimento attraverso il quale si premiano aziende agricole, regioni, province, comuni, comunità montane e parchi che si sono particolarmente distinti nelle politiche di tutela dell’ambiente e del paesaggio anche a fini turistici, nell’uso razionale del suolo, nella valorizzazione dei prodotti tipici legati al territorio, nell’azione finalizzata a migliorare le condizioni di vita ed economiche degli operatori agricoli e più in generale dei cittadini“.
Veniamo quindi al nostro stoppino, che mi ha raggiunto nella forma di una matassa bianco panna compatta, soffice e invitante. Smatassato, lo stoppino si è rivelato leggermente fiammato, elastico e pelosetto, corposo e materico, rustico ma non ruvido, sexy in un modo quasi ingenuo, verrebbe da dire. Dalle indicazioni in fascetta, andrebbe lavorato con i ferri da 9 mm, io ho usato un uncinetto da 7 mm (ed ho la mano stretta), ragion per cui consiglio di usare invece ferri dai 6 ai 7 mm. Altra nota negativa che riguarda la fascetta: è incollata in modo da nascondere sotto la colla le informazioni sul lavaggio e la cura del filato. Lo stoppino Pecunia, superato questo piccolo disappunto sulla confezione, si lavora con piacere, proprio per la sua elasticità e consistenza, anche se sconsiglio di usare dei ferri appuntiti (io ho usato i Denise), dato che si apre. Ai ferri il filato tende ad attorcigliarsi durante la lavorazione, cosa che non succede usando l’uncinetto.
Dopo il lavaggio, lo stoppino ha mantenuto elasticità. Il filato, lavato con acqua tiepida e shampoo, diventa più secco ma senza irritare la pelle, restando quindi adatto ad accessori come cappellini. La tensione è cambiata ben poco dopo il lavaggio, e i punti son rimasti ben definiti.
Sottoposto a frizione, Pecunia non presenta la forte tendenza a fare i pallini tipica di altri stoppini, presentando quindi un vantaggio interessante. Il filato può essere acquistato anche tinto artigianalmente da Valeria Damiani, all’indirizzo email che trovate sul loro blog. Sicuramente consiglio Pecunia AquiLANA a chi ama gli stoppini e le lane secche e corpose, per capi, accessori e anche oggetti per la casa, volendo. In generale, consiglio di acquistarne una matassa non solo per sostenere un progetto che ha diversi punti meritevoli, ma anche per avere a casa un filato passepartout da filiera tracciabile e controllata.
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