Con Alice Twain abbiamo incontrato Carla di Semplicemente Lana alla fiera milanese Fame di lana, che si svolge periodicamente presso la Stecca e che riunisce espositrici ed espositori che vendono filati o prodotti artigianali in lana e tela, bottoni, soprammobili in feltro e così via. Carla esponeva delle coloratissime matasse di lana e non potevamo non volerla conoscere.
L’intervista a Carla di Semplicemente Lana
Nel tuo profilo leggiamo che hai iniziato a filare la lana quando Martino e Zoe, due pecore di razza Nana d’Ouessant, sono entrate nel tuo giardino.
Vuoi raccontarci qualcosa di più di questo incontro? Martino e Zoe ora hanno degli altri compagni, o il tuo gregge è ancora composto esclusivamente da loro?
Sì! Tutto è partito in modo assolutamente casuale, ma col tempo mi sono convinta che in realtà la lana e le pecore, fossero lì ad aspettare che io arrivassi… Tornavamo, io e mio marito, da una domenica passata in montagna. Nel campetto sportivo dell’oratorio di un paesino vedo tre pecore che brucano, la cosa mi colpisce e presa dall’entusiasmo dico a mio marito che sarebbe una bella idea averne anche noi per tenere rasata l’erba del nostro giardino. Mai avrei immaginato che la sua risposta sarebbe stata “Perchè no! Dai, cercale!” E così dopo qualche ricerca, la mia scelta è caduta sulle pecore di razza Nana di Ouessant (perchè piccole, rustiche e resistenti).
Arrivati Martino e Zoe ho realizzato che oltre a tenermi pulito il giardino avrebbero prodotto lana… cosa fare? Buttarla? No! Ho deciso che avrei imparato a filarla e l’avrei utilizzata.
Così è stato ho seguito corsi per imparare a filare la lana e a tingerla con quello che mi dava la natura, ho ripreso in mano i ferri da maglia e ho imparato a tessere.
Il mio piccolo gregge ora è composto da Zoe, Ettore e Margherita (figli della Zoe), Martino purtroppo non c’è più. Oltre alla loro lana recupero quella di allevatori che non la utilizzano e la butterebbero (le pecore devono essere della stessa razza delle mie). Alla fine mi trovo a lavorare una trentina di velli e facendo tutto a mano amo definire la mia produzione “felicemente lenta” (molto lenta!). L’unica cosa che non faccio io è lavarla e cardarla (lo faccio fare, anche per motivi igienici ad un’azienda specializzata).
Ti dedichi alla filatura, alla tintura e alla tessitura. C’è una di queste attività che ti piace di più, e perché?
La mia attività principale è la filatura, la tintura e la tessitura sono state una conseguenza, anche se, ora come ora ti posso dire che non potrei filare senza pensare a tingere, e non potrei filare e tingere senza pensare a come utilizzare al meglio quei filati un po’ strani e per natura irregolari che produco io (tutti i filati artigianali, proprio perchè non trattati con niente, tendono a gonfiarsi dopo il lavaggio).
Hai scelto la tintura manuale con le piante tintorie, come mai la preferisci alla tintura chimica? E le piante tintorie che usi, le raccogli tu?
Perchè ho scelto le tinte naturali e non quelle chimiche? Mi è sembrata la cosa più naturale da fare, avevo tra le mani un prodotto che avevo curato fin dalla sua origine (Ettore e Margherita li ho anche visti nascere), non potevo usare colori chimici, sarebbe stato come usare violenza su una cosa totalmente naturale.
E poi… le vibrazioni che ti danno le tinte naturali sono impagabili!
Alcune piante tintorie le coltivo (ma tra pecore e lumache è una dura lotta), la maggior parte invece le vado a raccogliere personalmente (compro solo cocciniglia e indaco).
Parlaci della razza di Martino e Zoe: che tipo di lana producono? Leggiamo nella descrizione del negozio che, ad esempio, è una lana che dopo il lavaggio si gonfia, tirando fuori un bell’alone.
Le mie ragazze, come dicevo sopra, sono di razza Nana di Ouessant (Ouessant è un’isola bretone) e sono considerate le pecore più piccole al mondo (arrivano a pesare 18/20 kg… la bergamasca 100, giusto per fare un confronto); proprio per le loro piccole dimensioni, in Francia vengono usate per pulire parchi pubblici e giardini.
La loro razza è primitiva, cioè non sono frutto di incroci, ma nonostante ciò hanno un bel vello, lungo e morbido. L’unico difetto è che, essendo così piccole, ti danno poca lana.
Ogni pecora produce circa 800/1000 gr. che una volta selezionata, lavata e cardata, si riduce a 500 gr. di filato (io le toso sola una volta all’anno).
Leggiamo che le matasse sono composte al 90% di lana di pecora Nana d’Ouessant e al 10% di merino. Possiamo chiederti la provenienza della merino e come mai hai deciso di unire due fibre diverse?
Il 10% di merino che c’è nei miei filati in realtà è il filo di binatura che uso per creare quell’effetto ad ondine che a me piace tanto.
A dicembre hai anche dato vita a una fondazione, vuoi parlarcene?
La fondazione dell’associazione I percorsi della lana vuole valorizzare e rivisitare in chiave moderna quelle arti e quegli antichi mestieri legati alla lavorazione artigianale della lana. Per saperne di più, potete leggerne sul suo sito web.
Hai anche pubblicato un libro per bambini.
Ad agosto. Si chiama Un filo di lana per Margherita ed ha come protagonista la mia pecora Margherita. Sotto forma di fiaba, racconta ai bambini le differenze tra le razze di pecore autoctone e mostra come utilizzarne la lana. All’interno del libro ci sono anche tre tutorial fotografici per invitare i bambini a realizzare 3 progetti e sperimentare l’infeltritura, la tessitura e la tintura vegetale della lana.
Ringraziamo Carla per il suo tempo e per il suo entusiasmo. Potete trovarla sulla sua pagina FB e acquistare le sue matasse sul suo shop online Semplicementelana.
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