In anteprima italiana, ecco a voi i filati della filatura inglese Arden, riaperta dopo diversi decenni di chiusura grazie agli sforzi di Judith Quiney, erede della famiglia originaria proprietaria, e grazie al supporto di Anne Hataway.
La filatura Arden è stata una delle più antiche aziende del settore inglesi, fondata nel 1616 per volontà della famiglia Hall. Passata ai Quiney all’inizio del XX secolo, ha chiuso nel 1943 a causa sia delle ristrettezze della guerra, sia degli effetti dei bombardamenti sul Warwickshire.
L’erede della famiglia, Judith Quiney, con grande caparbietà si è messa in testa di rifondare l’azienda di famiglia, ma la possibilità di farlo le è arrivata solo grazie all’interesse di Anne Hataway, conosciuta casualmente sul set di un film in cui Quiney era impiegata come elettricista, e che si è innamorata del progetto e ha deciso di entrare nella società offrendo i capitali per la riapertura.
Abbiamo avuto la possibilità in esclusiva per l’Italia di mettere per prime le mani su alcuni di questi filati. Purtroppo non abbiamo avuto modo di campionare tutto in modo estensivo, ma di alcuni filati abbiamo ottenuto un gomitolo, per cui nei prossimi mesi aspettatevi delle recensioni più approfondite.
La valutazione dei filati
Iniziamo dai nostri preferiti. Desdemona è un filato delicatissimo, fine, adatto alle lavorazioni a pizzo sia ai ferri che all’uncinetto. Il cotone particolarmente fine e morbido, seppur resistente, lo rende perfetto per aggiungere decorazioni (bordi all’uncinetto ma anche ricami) ai fazzoletti da naso. Sempre in fibra vegetale l’ecologico Macduff, disponibile solo nella sua naturale nuance verde bosco. Molto bello anche Otello, un filato in pura lana di pecora moretta e quindi disponibile solo in colori scuri. Rustico ma non ruvido, Otello è perfetto per i capi per la vita all’aria aperta e, particolarmente, per i Guernsey, i maglioni dei marinai inglesi. Forse un po’ più difficile da avvicinare Macbeth è disponibile (al momento almeno) solo in una calda e vigorosa tonalità di rosso. La filatura Arden ci ha anticipato che ne produrrà una versione più sottile, Lady Macbeth. Finiamo questa prima carrellata con Cordelia, una pura lana che a prima vista non lascia grandi impressioni, ma che definirei brutalmente onesto e che non tradisce mai le aspettative.
Altri filati della Arden ci hanno lasciate un po’ più interdette. Un esempio è Ofelia, così delicato da raccomandarne il solo lavaggio a secco. Abbiamo provato a bagnare un microscopico campione e ha perso immediatamente vitalità. Buffo ma decisamente poco utilizzabile Polonio: il filato ha subito un trattamento che lo rende lucente al buio, ma che purtroppo gli dà una mano fastidiosamente sintetica. Inspiegabili i due Rosencrantz e Guildenstern, venduti in coppia, ne è consigliato l’uso in capi a righe, con motivi Fair Isle o con lavorazioni a intarsio. Per quanto molto diversi sulla carta, i due risultano eccessivamente simili e difficili da distinguere.
Quelli che ci sono piaciuti meno
Non ci sono invece dispiaciuti, pur essendo di non facile applicazione pratica, Yorick (un filato decisamente essenziale, ridotto all’osso, ma interessante), Romeo + Giulietta (un po’ noioso da lavorare, ma molto pop e adatto alle giovanissime), e Calibano (dall’aspetto estremamente rude e sgradeole, ma estremamente robusto).
Decisamente no, invece, per altri filati. Giulio Cesare parte con ottime intenzioni e a prima vista dalla resa notevole, ma per qualche motivo attira rapidamente le tarme e si riempie di buchi. Lavinia non ci ha detto molto fin dal primo momento. Bruto viene pubblicizzato come un filato rustico, ma in realtà siamo un po’ oltre il rustico: punge terribilmente. Riccardo II rappresenta il tentativo di Arden di produrre un filato elegante in cashmere e lurex, tuttavia il risultato è insignificante e la lavorazione risulta priva di nerbo. Pessimo per finire il tentativo di produrre un filato per calze 100% naturale grazie all’aggiunta di vello cavallino; il risultante Riccardo III è fastidioso da indossare e scomodo.
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