Borgo de’ Pazzi prosegue nella sua linea controcorrente proponendo corposi cardati dalla forte personalità: Puno è il loro nuovo tweed misto lana e alpaca.
La composizione di Puno è 50% lana e 20% alpaca dal micronaggio basso (più alto è il micronaggio, ossia la grossezza della fibra, meno pregiato è il filato) e 30% poliammide, il filato è confezionato in gomitoli da 50 grammi per 105 metri.
La fascetta suggerisce di lavorare Puno con un uncinetto da 5,5 o 6 mm, ho usato quindi un uncinetto da 6,5 mm per i campioni a uncinetto tradizionale e un uncinetto da 8 mm per il campione a punto tunisi tradizionale.
Non si divide affatto durante la lavorazione, che risulta molto piacevole.
Puno è elastico e il filato è avvolto dall’alone delle fibre più lunghe dell’alpaca.
I bottoni del tweed sono sia tono su tono che di un colore contrastante dalla tonalità tenue, questo dona tridimensionalità e interesse al lavoro, senza creare però contrasti vistosi.
Il campione a maglia bassa e quello a punto tunisi tradizionale hanno mantenuto le stesse dimensioni dopo il lavaggio, mentre la piastrella è stata messa in forma con gli spilli.
Nonostante i due capi che lo compongono siano avvolti tra loro con relativa morbidezza e nonostante l’alone di fibre, i punti restano piuttosto definiti e Puno resiste bene alla prova dello sfregamento: non tende a fare pallini con facilità.
Per quali progetti è più adatto Puno?
Filato dalla mano asciutta, Puno resta comunque vaporoso; penso che possa essere utilizzato a diretto contatto con la pelle per cappellini e sciarpe dall’aspetto rustico o per chi ama il look “dottor Watson” (a meno che non si abbiano particolari sensibilità, ovviamente, o non si abbia in antipatia il dottor Watson).
Lo trovo molto adatto anche a capispalla unisex, perfetti per quando l’inverno comincia davvero a farsi sentire.
Il filato per la recensione è stato donato da Borgo de’ Pazzi.
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