Capita a tutti di voler realizzare un modello e di non disporre del filato adatto. Ecco alcuni cinsigli per sostituire il filato consgiliato nel modello in modo accettabile.
Un modello non è realizzato con un filato a caso. Di solito, il designer, se è competente, lavora con una notevole attenzione allo stidio del filato da usare e a come usarlo al meglio. Non solo un veloce quadretto per la tensione, sto parlando talvolta di dozzine di diversi campioni con cui non viene solo definita la tensione (o le tensioni!) ma vengono anche studiati nei dattagli i punti, la loro resa nel filato prescelto, e le sagomature. Ma filati diversi hanno rese diverse non solo in termini di tensione ma anche per quanto riguarda l’elasticità o la definizione del punto, per esempio, che a loro volta influenzano l’aspetto del lavoro finito.
Di seguito abbiamo cercato di mettere in fila alcuni principi che ci possono aiutare nello scegliere un filato alternativo a quello pensato da designer (che potrebbe essere irreperibile in Italia, fuori produzione o, perché no, troppo costoso). Ovviamente, non sarà necessario che il filato sostitutivo risponda esattamente a tutti questi parametri, anche perché sicuramente abbiamo buoni motivi per non acquistare il filato originale. Per esempio, se siamo allergiche alla lana non potremo sostituire il filato originale con uno altrettanto in lana. Ma sicuramente cercare un filato che risponde a quanti più di questi parametri possibile ci garantirà un risultato migliore.
La tensione del campione
Diciamolo subito, questo è il parametro da rispettare in assoluto. Se c’è un parametro irrinunciabile, che non dobbiamo né possiamo ignorare è la tensione. Un modello si esegue alla tensione richiesta. Punto. Se nel modello c’è scritto di lavorare a 25 maglie per 10 cm non c’è verso di farlo funzionare a una tensione radicalmente diversa.
Ovviamente esistono alcune “leggere eccezioni” a questa regola:
- sciarpe e scialli di norma funzionano anche se non vengono lavorati esattamente alla tensione originale perché non hanno problemi di vestibilità;
- se la differenza di tensione non è superiore a una maglia è possibile lavorare la taglia immediatamente superiore o inferiore alla propria, magari regolando la lunghezza delle maniche;
- nella maggior parte dei modelli (ma non in tutti), è facile regolare la lunghezza del capo per una diversa tensione verticale (anche in questo caso, purché la differenza sia modesta).
La composizione del filato
Fibre diverse hanno caratteristiche diverse e si comportano in modo diverso. Si tratta proprio di un problema di caratteristiche del pelo o comunque della sostanza che compone il filo. L’elasticità della lana (che comunque varia a seconda del tipo di lana usata) è diversa da quella del cashmere o dell’alpaca. Per questo, difficilmente un modello a trecce che funziona meravogliosamente con la lana funzioni altrettanto bene in cashmere (o in cotone, come nella foto in testa all’articolo): con quest’ultimo filato, infatti, le trecce risultano molto meno rigonfie e definite. Se, per esempio, a indurci a sostituire il filato è l’eccessivo costo di un filato in puro cashmere perché troppo costoso, possiamo pensare a usare un misto cashmere di buona qualità o una lana merino superfine non trattata.
Ovviamente, le cose si fanno difficili quando non possiamo usare una fibra “adiacente”: l’esempio più classico è l’allegia alla lana. Almeno per i capi più lineari è possibile passare all’alpaca (che ha molta meno elasticità, ma in cambio ha un drappeggio molto maggiore), ma se l’allergia è a tutte le fibre animali diventa necessario trovare un filato che possa avere prestazioni affini a quelle della lana per elasticità, consistenza, ecc. Non è facile, ma ci si può provare (campionando molto). In tutti gli altri casi, consigliamo di usare una composizione il più possibile simile a quella originale.
La struttura del filo
I filato possono avere strutture diverse che ne influenzano la resa. Stoppini, ritorti, cablé, fiammati, garzati ecc. non hanno solo aspetto diverso ma anche caratteristiche tensili diverse. Molto spesso la struttura del filo gioca un ruolo importante nella sua resa. Anche in questo caso è bene chiedersi se sostituendo uno stoppino (poco resistente ed elastico ma molto voluminoso e leggero e con un’ottima resa) con un cablé (di solito sono fili compatti, secchi, poveri di volume, molto resistenti ed elastici) otterremo davvero l’effetto che desideriamo.
I colori
Ultimo parametro, tra quelli citati in questo articolo, la colorazione del filato ha comunque una sua rilevanza. Ovviamente, non la tonalità quanto la disposizione del colore stesso. Un colore piatto, monocromo, tenderà a essere molto più versatile, mentre un filato stampato potrebbe non poter far risaltare al meglio le carattersitiche dei punti usati. per questo è difficile sostituire un filato multicolore (variegato, rigato, ma anche gradient a volte) a un filato monocromo.
Scrivi un commento