La nostra amica Debora ci ha fatto una serie di domande su quali sono i migliori uncinetti in circolazione. Riportiamo qui il “botta e risposta”, certe che risponda a molte comuni perplessità.
“Devo rinnovare i miei pessimi uncinetti acquistati al Lidl quando non avevo la più pallida idea di cosa stavo facendo. Ho cercato su M-u.it una recensione-guida all’acquisto come quella per i ferri, ma non ho l’ho trovata… Considerando che li uso non molto, e principalmente per il cotone, mi sapete dare qualche linea-guida anche relativamente ai marchi?
Ho la mano piuttosto stretta e di conseguenza tendo anche ad imprecare in Esperanto mentre lavoro. Gli uncini che devo cambiare sono delle porcherie con il manico in plastica, che mi fa un male del diavolo, e con scorrevolezza pari allo 0 assoluto. Sono di calibro variable fra il 2,5 e il 3,5.
In calibro maggiore ho alcuni KnitPro in metacrilato (scorrevolezza quasi nulla) e un Drops in alluminio…
Ho visto che i Clover Soft Touch esistono sia in alluminio anodizzato che in acciaio, immagino che i secondi siano più scorrevoli dei primi, o no?”
Io penso che, a differenza dei ferri, gli uncinetti migliori siano quelli vecchi, in alluminio, che scorrono bene (e sono colorati). Io li prendo su eBay e non ne ho mai trovati con parti mal lavorate da dover limare. Chi vuole lavorare le viscose e non ha la mano strettissima, puoi usare legno e bambù (l’importante è che siano di qualità buona, che non siano scheggiati e siano stati trattati in modo acconcio, altrimenti faranno troppo attrito). Chi ha la mano stretta dovrà evitare legno, bambù e i KntiPro in metacrilato, che sono belli ma non scorrono e si rompono con una certa facilità. Si può provare a passarli sul cuoio capelluto, il sebo li rende un po’ più scorrevoli, ma resteranno comunque con una forte presa.
Il materiale di cui è fatto un uncinetto dipende anche dalle sue dimensioni, quelli dal 2 in su sono di alluminio, mentre quelli più sottili, fino allo 0,30, sono spesso di acciaio o comunque di una lega resistente, altrimenti son così sottili che si deformerebbero solo a guardarli.
Detto questo, per gli uncinetti, oltre che al materiale con cui son fatti conta, secondo me, anche la forma. Gli uncinetti si differenziano per varie caratteristiche: quelli in line, che sono di solito di legno e bambù, sono ricavati da un bastoncino che viene poi sagomato per la testa e scavato per la gola, quindi la testa dell’uncinetto è allineata all’asta, mentre quelli d’alluminio possono avere la testa in linea con l’asta o la testa più grossa. Inoltre, la testa può essere più o meno bulbosa e appuntita. La testa bulbosa e arrotondata non spacca il filo, mentre la testa più appuntita tende a farlo, specie coi filati che si aprono facilmente. D’altro canto, una testa appuntita permette di entrare con più facilità in punti stretti.
Negli uncinetti come i Denise (di resina) e Drops di legno, la punta dell’uncino è appuntita, non smussata. Se questo permette da un lato di agganciare bene il filo, dall’altro può creare problemi spaccandolo o incastrandosi poi nel lavoro quando si deve uscire dai punti in cui si è entrati, soprattutto se sono stretti.
Subito sotto la testa c’è la gola, che è la parte scavata. Più è scavata, più è sottile la parte di uncinetto che collega la testa all’asta, quindi più fragile è l’uncinetto di materiale ligneo o plastico. La gola può essere anche più o meno allungata: più è lunga, minore sarà la sua inclinazione, maggiore sarà la distanza tra la testa e l’asta.
Chi tende a lasciare l’asola che sta lavorando sulla gola, strozzerà i punti, che risulteranno molto stretti e sarà molto difficile lavorarli nella riga successiva. Questo è un errore che io invito caldamente ad evitare. Ad ogni modo, in questi casi, è meglio lavorare con un uncinetto con la gola corta, in modo che l’asola sull’uncinetto venga quasi obbligatoriamente spinta verso l’asta e quindi non rimanga strozzata, cosa che impedisce al punto di raggiungere le dimensioni corrette. Di mio, sconsiglio in questi casi tutti gli uncinetti come i Clover Reflections, che hanno un’asta corta e irregolare prima dell’impugnatura ergonomica. Chi tende invece a spingere l’asola indietro sull’uncinetto, come faccio io, potrebbe non trovarsi bene con gli uncinetti ergonomici Soft Touch (sempre di Clover), che da un lato consiglio perché sono davvero molto comodi da maneggiare, ma hanno un’asta corta.
Per quanto riguarda l’impugnatura, gli uncinetti Denise, ad esempio, sono più corti di altri, quindi chi ha le mani grandi o tende a impugnare l’uncinetto lontano dalla testa, potrebbe trovarli scomodi. Quando acquistate un uncinetto, controllatene anche la lunghezza complessiva.
In linea di massima, consiglio di provare diversi tipi di uncinetti che, a differenza dei ferri ed evitando modelli particolari come quelli ergonomici, costano poco. I modelli ergonomici conviene comprarli, eventualmente, in un secondo momento, dopo aver capito con che tipo di uncinetto ci si trova meglio e dopo averne provato comunque almeno uno prima di comprare il kit.
Gli uncinetti d’alluminio si trovano su eBay da rivenditori europei che li vendono a meno di 1 euro l’uno.
Un buon articolo sull’anatomia dell’uncinetto, per chi vuole approfondire e sa l’inglese, si trova sui numeri autunnale e invernale del 2013 di “Interweave Crochet”.
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