L’estate avanza e con lei la voglia di non fare niente. Ma vorremo mica andare un vacanza senza portarci dietro un progettino da sferruzzare? Non sia mai! Dovremo pur tenerci impegnate mentre i pargoli si tuffano tra le onde o l’Amato Bene pratica l’ascesa in corda doppia del Cervino? E poi si sa, lavorare a maglia in vacanza è un vero toccasana e riuscirete finalmente a finire QUEL benedetto progetto che vi trascinate dietro da mesi.
E se mancasse l’ispirazione? E se non avessimo nulla tra le mani da terminare? Niente paura, questo post è proprio per voi.
Sempre facente parte della mini-serie “the best of“, ecco una designer che è una vera guru! Ancora di più, Olga Buraya-Kefelian è ormai un marchio dal 2006 e questo, tradotto nel linguaggio di internet, vuol dire EONI fa! Figlia di un sarto, conosce perfettamente tutti i trucchi per ottenere dai tessuti quello che vuole e le sue creazioni sono sempre ardite, molto originali ed innovative. Inoltre moltissimi suoi capi hanno la capacità magica di trasformarsi in qualcosa d’altro, oppure di poter essere indossati in modi diversi e questo lo trovo davvero affascinante.
Infinite Loop è uno degli capi che, secondo me, illustrano meglio l’estetica di Olga. Può essere un abito, un gilet, una giacca, uno scaldacollo… può venire indossato in talmente tanti modi, che la stilista ha addirittura girato un video per illustrare le varie possibilità. Che dire? Fantastico! E se vi dico che i modi per indossarlo sono addirittura 15, che mi dite?
Inoltre, non ultimo, in realtà è molto semplice da realizzare, solo un pochino lungo… ma questo di sicuro non sarà un deterrente!
Infinite Loop è stato il primo disegno di Olga che ho visto… e ne sono rimasta incantata, spero che incanti anche voi. Ora lei si dedica a capi un po’ più tradizionali, ma credo debba assolutamente ritornare a disegnare modelli come questo.
Hari è uno… un… be’, dire quello che è non è semplicissimo: è uno scalda spalle, uno scaldacollo ed una sciarpina. È lavorato con un punto ed un filato che, abbinati, creano degli aculei tridimensionali. In questo pattern salta all’occhio che la stilista è stata molto influenzata dalla cultura giapponese; anche il nome “Hari” vuol dire, appunto: “ago, spina”.
Anche questo è uno dei primi pattern che ho visto della designer, infatti non è uno schema nuovissimo, ma lo adoro oltre misura. Lo trovo originalissimo, geniale, con un effetto finale davvero pazzesco! Nella realizzazione bisogna porre attenzione soprattutto nella scelta del filato: se lo lavoriamo con qualcosa di molle, tipo una lana merino per esempio, rischieremo di vedere vanificato il nostro lavoro! Qualcosa di “croccante” e con una bella struttura, invece, potrà far risaltare il modello in tutta la sua strana bellezza.
Anche Sanagi Dress fa parte dei pattern trasformisti ed influenzati dall’estetica nipponica: “Sanagi” vuol dire “bozzolo”.
Anche questo, come il precedente abito Infinite Loop, ha mille varianti su come essere indossato, ma è di tipo più tradizionale: resterà, cioè, sempre un abito! Anche in questo caso la designer ha girato un video con i suggerimenti su come vestirlo. Dovrete accontentarvi, ce ne sono “solo” 10!
Perché mi piace questo tipo di abito? Perché può essere sempre diverso, ma in modo elegante e discreto e non c’è di sicuro il rischio di annoiarsi, non vi pare?
Kika (in giapponese “geometria”) è un esempio di come, a volte, le cose possano essere sotto i nostri occhi, ma nessuno le osserva. Poi arriva Olga e, con grande semplicità, fa due buchi nello scialle e lo trasforma in un gilet. O in un top. E poi ritorna ad essere uno scialle. Cosa posso dire ancora? Ah, si, naturalmente il tessuto è reversibile, così non ci sono problemi a trovare il diritto o il rovescio. Ed è pure semplice da realizzare.
Insomma, che volere di più? Creativo, originale, semplice… e nemmeno troppo lungo! Il progetto ideale per le vacanze.
Concludiamo con Francis. Questo, in effetti, non è di sicuro un capo trasformista (a meno di non indossarlo con l’apertura davanti), ma l’ho inserito per la sua costruzione particolare.
Anche se non si direbbe, è un capo lavorato “sideways”, cioè in orizzontale. Ed è pure modellato con dei ferri accorciati.
Mmmmmm… intrigante, vero? E come si lavora? E come avrà fatto a chiudere i lati? E come avrà lavorato l’apertura sul dietro? E come avrà fatto a… BASTA, correte a comprare il modello e scopritelo da sole!
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