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Nemico pubblico: difendersi dalle tarme

Un'illustrazione che ritrae tarme degli abiti
Scritto da Alice Twain

Le tarme sono piccole farfalline i cui bruchi mangiano la lana e altre fibre di origine animale. Come possiamo difenderci da questi insetti?

Un'illustrazione che ritrae tarme degli abiti

Un’illustrazione che ritrae tarme degli abiti

Le tarme sono piccole farfalline i cui bruchi mangiano la lana e altre fibre di origine animale. L’infezione da tarme avviene per contatto diretto tra indumenti, fibre e filati “infetti”: è possibile prendere le tarme comprando capi o gomitoli già infetti, ma anche sui mezzi pubblici (il nostro capo in lana viene a contatto con un capo infestato e ne cattura alcune uova) o in molti altri modi. Non tutte le fibre attirano parimenti le tarme: sono particolarmente golose di cashmere e di lana merino finissima, mentre sono meno attratte dalle lane rustiche o trattate, o addirittura dalle lane tinte con pigmenti naturali, tuttavia tutte le lane o comunque tutte le fibre animali possono essere attaccate dalle tarme. Attenzione, però! Le fibre vegetali come il cotone sono indenni da questi parassiti (anche se ne hanno di propri) mentre le fibre sintetiche o artificiali sono virtualmente esenti da attacco.

Vediamo allora come difenderci da questi sgradevoli insetti.

I metodi naturali contro le tarme

Una tarma degli abiti

Una tarma degli abiti

Senza scomodare la chimica ci sono molte essenze che creano un ambiente sgradito alle tarme. I più popolari sono sicuramente la lavanda e il legno di cedro, ma tra i profumi che risultano loro sgraditi ci sono anche l’alloro, la cannella, il chiodo di garofano, le bucce d’arancia. Un arancio ricoperto di chiodi di garofano e lasciato seccare, appeso nell’armadio, difenderà gli indumenti contenuti per tutta la stagione. Aiutano anche a tenere lontane le tarme i foglietti di Carta d’Eritrea inseriti nei cassetti o appesi nell’armadio o le resine aromatiche come per esempio il benzoino o l’incenso, anche questi chiusi in sacchetti e mescolati agli indumenti o appesi nell’armadio. Attenzione, però! Questi prodotti non uccidono le tarme già presenti, si limitano a creare nei nostri armadi un ambiente a loro sgradito, riducendo il rischio di infestazione. Unica eccezione la canfora naturale, che tuttavia è diventata ormai difficile da trovare (perché tossica per ingestione) e molto costosa.

Le armi chimiche

Riconoscere i danni da tarme

Riconoscere i danni da tarme

In commercio ci sono numerosi prodotti antitarme. Bando alla vecchia naftalina che, per quanto efficace, era decisamente poco gradevole all’olfatto! I nuovi antitarme chimici hanno profumi delicati e piacevoli o sono indori. Attenzione, tuttavia, a seguire attentamente le avvertenze, a lavarvi le mani dopo averli usati e a sostituirli in modo regolare per evitare che perdano di efficacia. Tutti questi antitarme sono efficaci come dissuasori, al pari dei prodotti naturali, ma alcuni sono anche utili come veleno per le tarme. Ovviamente, se ingeriti sono tossici anche per l’uomo, per cui teneteli ben lontani dai bambini e dagli animali domestici.

I metodi a barriera

Uno dei metodi più efficaci e meno inquinanti per difendersi dalle tarme è poi quello di custodire gli indumenti e i gomitoli confezionati in sacchetti di plastica (o anche di carta, purché integri e ben chiusi). Investite in molti sacchetti del tipo ziplock, quelli cioè con una sorta di chiusura lampo all’imboccatura. Usateli per conservare i capi uno a uno o in coppie nell’armadio, oppure usate un sacchetto per ciascun filato dello stash (le scorte “da maglione” nei sacchetti più grandi, i gomitoli o le matasse a gruppi di due o tre) ed estraete il filato solo al momento di usarlo. Se metterete una piccola quantità di antitarme anche nel singolo sacchetto avrete una doppia sicurezza (utile qualora la casa sia già infetta). In questa maniera, le eventuali infezioni resteranno circoscritte ai filati di un singolo sacchetto e non potranno diffondersi sul resto dello stash o ai capi. Una volta usato il filato, potrete riutilizzare il sacchetto, purché integro e privo di uova, per altro materiale.

L'autrice

Alice Twain

Lavoro a maglia da diversi anni, tengo corsi di livello avanzato e su tecniche peculiari, disegno modelli, sono tra le fondatrici del gruppo stitch and bitch Milano (ci trovate su http://maglia.blogspot.com/). Ho scritto il manuale minimo di maglia "Ai ferri corti", il mio blog personale è http://ferricorti.wordpress.com/.

5 commenti

  • Grazie, molto interessante ed utile.
    Ho sempre pensato che i sacchetti di plastica chiusi non andassero bene perchè “non respirano” e temevo si rovinasse il filato. Mi assicurate quindi che non è così? Vado tranquilla con i sacchetti di plastica, magari quelli da cui poi si aspira l’aria per fare il sottovuoto? Anche se poi il filo potrebbe restarci chiuso dentro per anni?
    Grazie

    • Io li uso un sacco. Il filato è morto, non ha bisogno di respirare. Magari prima di usarlo lo tiri fuori e gli dai aria per fargli riprendere morbidezza e volume, quello sì. Ma la conservazione sotto vuoto, se tiene fresco l’aroma del caffè, vuoi che danneggi il gomitolo? Solo, assicurati che il filato sia ben asciutto prima di chiuderlo nel gomitolo: se è umido può rovinarsi.

  • recentemente ho scoperto nella mia riserva di lana – collocata all’interno di una cassapanca in legno – una invasione di tarme veramente preoccupante. Nei gomitoli si vedevano scorrazzare larvette vive e punti di recente sfarfallamento. Presa dal panico (dopo sole 4 ore dovevo partire con un volo aereo) ho agito d’impulso: ho preso i gomitoli, li ho messi in diversi sacchetti di plastica e ho infilato tutto nel freezer all’urlo di “morite bastarde”. L’idea di mettere nel freezer un materiale che ha subito l’attacco da parte di organismi parassiti mi viene dalla conoscenza che i conservatori di botanica attuano quando i preziosi fogli d’erbario sono minati da muffe o insetti nei loro vari stadi di vita. Ora sono via e non ho ancora visto che ne è dei miei gomitoli. Spero che il trattamento non abbia danneggiato il filato… voi cosa ne pensate? Resteranno forzatamente in freezer per almeno 15 giorni.

    • Salve, Michela, effettivamente il soggiorno in freezer è uno dei metodi più efficavi di sterminio delle tarme. Pare che possa essere ulteriormente potenziato alternandolo all’esposizione al sole (2-3 giorni in freezer, 2-3 giorni al sole), ma ovviamente essendo tu via (e data la misera estate di quest’anno) non è praticabile. Prima di riporre nuovamente il filato ti consigliamo di lavare accuratamente la cassapanca con acqua e lysoform, quindi di estrarre i sacchetti uno per uno, matassare la lana (aiutandoti con le gambe della sedia) per verificare i danni, lavarla immergendola in acqua a temperatura ambiente, appenderla ad asciugare e verificare di aver rimosso tutte le uova. A questo punto potrai riporla, suddividendola in sacchetti e aggiugendo in ognuno un antitarme. Se vedi ancora uova, ripeti il ciclo-freezer, invece.

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