Devo confessarmi: ho un rapporto di amore-odio con i maglioni Aran (ovverosia “irlandesi” per gli italoparlanti). Da un lato li adoro con tutto il mio cuore di maglierista amante delle trecce e dei punti operati, dall’altro li aborro perché spesso in loro trovo difetti insormontabili: troppe trecce, troppa confusione, punti che non vanno d’accordo l’uno con l’altro, filato troppo grosso, effetto cotechino, effetto omino Michelin. Insomma, sono esigente. MOLTO esigente. ESIGENTISSIMA.
Quindi la ricerca di quali maglioni Aran mostrarvi mi ha impegnato lunghe notti insonni. Ma finalmente ce l’ho fatta e posso farvi vedere la selezione. Di certo oggi più che mai è una scelta particolare e contemporanea: non troverete maglioni tradizionali (almeno, non tutti), ma “ispirati” e quindi molto più indossabili. Andiamo ad incominciare.
Iniziamo con il favoloso Arnhild di Elisabeth Lavold: certo non potrete non rimanere estasiati di fronte al sapiente uso delle trecce in questo maglione davvero superbo! Ecco quello che intendo con treccia contemporanea: bastano pochi dettagli per rendere un maglione splendido. Si, beh, c’è il dettaglino che è inserito in una raccolta che si chiama Viking Knits & Ancient Ornaments e che quindi di regola non dovrebbe essere inserita nella categoria Aran, ma la designer stessa inserisce la maglia nella categoria “Aran”, per cui… chi sono io per affermare il contrario? Se poi andate a sfogliare il libro, troverete parecchi maglioni che vi ruberanno il cuore.
Continuiamo con il Leighlinbridge Aran di Melissa Leapman. Eh, si, mi piace vincere facile. Qui abbiamo tutto: un’intero spiegamento di trecce e punti operati che, nella loro diversità, si accostano perfettamente l’uno con l’altro, la forma accostata al corpo che non ingoffa, la scollatura a V che slancia ed è pure inserita nel dettaglio della treccia… Cosa volere di più? Melissa è una vera amante delle trecce e ci ha scritto pure tre libri: Creative Cables (consigliatissimo) Continuous Cables e Cables Untangled. Avete voglia di sentirvi ispirati? andate a sfogliarveli e non fatevi influenzare dalle brutte foto su Ravelry: sono pieni di motivi a trecce davvero molto belle!
Ed ora, spazio anche ai signori uomini con lo Straboy di Carol Feller. Un raro esempio di equilibrio tra tradizione e modernità. Devo dire che il cappuccio non mi fa impazzire, ma trovo l’insieme talmente bello e affascinante, che sono disposta a passarci su… impegnativo, visto che è completamente ricoperto dalle trecce; immaginiamo poi farlo per un uomo e viene il latte alle ginocchia… però è bellissimo, dai! Il maglione è inserito all’interno di un’altra pubblicazione da non perdere: Contemporary Irish Knits. Girando le pagine, vi sentirete letteralmente trasportati nella verde Irlanda.
Ed ora uno dei miei preferiti in assoluto: p.63 Aran Cardigan di Yoko Hatta. Non linciatemi, si chiama proprio così! Se siete perplessi sulla scelta da parte di un’appartenente ad un popolo così distante dalle tradizioni irlandesi, sappiate che il modello è inserito all’interno di un Keito Dama n.156 Winter 2012 dove di modelli Aran ce ne sono parecchi altri. E poi, suvvia! Ci vorremo mica fossilizzare? Sarebbe come dire che il pittore Paul Gauguin non avrebbe dovuto dipingere le sue meravigliose donne tahitiane solo perché era francese. Guardiamo, invece, come il cardigan abbraccia bene le spalle con un largo motivo a trecce! Questo capo è quello che io chiamo un “bene su tutto”, dai jeans ad un abitino da giorno. Come d’altro canto, nelle foto.
Arriviamo quasi alla fine con il Truffle di Martin Storey. È un capo un po’ vecchiotto perché risale al 2008, ma oggi, con il ritorno degli anni Ottanta che, per inciso, adoro oltre ogni dire (e non accetto repliche su questo, sappiatelo!), è di grandissima attualità! Inoltre, il profondo scollo a V, slancia la figura e da risalto alle spalle ed alla clavicole, rendendo il capo anche molto sexy. Le trecce scelte sono lunghe e delicate, perfette anche su una maglia chiara che, altrimenti, tenderebbe ad ingoffare la figura.
Infine, esaltati da tutto questo benidddio, l’ammonimento è sempre lo stesso: moderazione! Fate che la vostra fantasia non vi faccia commettere letali passi falsi come fa Rik Schell con il suo Dun Aengus. va bene le trecce e i motivi, ma lasciate stare il patchwork!
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