Quali sono le differenze tra i filati per macchina e quelli da lavorare a mano? È possibile usare ai ferri i filati in rocca per le macchine? Ne abbiamo parlato con Paolo Dalle Piane, knit-designer, fondatore del gruppo Facebook Magliuomini (dedicato agli uomini appassionati di craft tessili) e responsabile per FIlitaly-Lab del settore aguglieria per l’Italia.
Partiamo dalla definizione di “maglieria” e di “aguglieria”. In cosa si distinguono i due concetti?
Fino a pochi mesi fa non lo sapevo nemmeno io! Nonostante faccia maglia da 30 anni non ho mai avuto molto ben chiara la differenza sino a quando sono approdato in Filitaly-lab. Si tratta di una classificazione “commerciale” ben precisa del settore tessile: si parla convenzionalmente di “maglieria” per tutti quei filati destinati alla lavorazione su macchina da maglieria (industriale e domestica), mentre il termine “aguglieria” indica il i filati per la maglia ai ferri, l’uncinetto e più in generale per tutte le attività tessili manuali.
I filati che si usano in maglieria e in aguglieria sono gli stessi o ci sono differenze? Nel caso le differenze stanno nelle fibre usate o nei trattamenti subiti dai filati?
Bella domanda! La fibra non determina se questo verrà usato a macchina o a mano, sono invece il numero e il tipo dei trattamenti successivi la produzione che fanno la principale differenza.
Nei filati da “maglieria” tutti i passaggi produttivi di filatura sono dedicati quasi esclusivamente alla “costruzione” del filo; questo verrà sottoposto ad alcuni trattamenti (lavaggio e follatura, per esempio) solo dopo averlo smacchinato se non addirittura dopo aver confezionato il capo. Solo al termine di questo ciclo il filato, pulito degli olii di lavorazione e dalla polvere, sprigiona il meglio di sé. I filati da “aguglieria” invece, i trattamenti li subiscono prima di aver lavorato il capo. Si evita così a chi lavora mano di dover replicare in maniera casalinga il processo industriale.
Inoltre il filato per aguglieria viene fornito in “porzioni” (i gomitoli!) che permettono acquistarne anche piccole quantità. Per l’aguglieria il commercio di filati avviene in base al peso medio di una rocca, ovvero 1 Kg, e sarebbe impensabile gestire il commercio di rocche da 50 o 100 gr, il cui solo cono di cartone pesa 50/55 gr!
È possibile usare i filati per la lavorazione a mano nelle macchine da maglieria o l’uso di questi filati comporta una resa peggiore o qualche rischio per la macchina?
È possibile, sì. Tuttavia, ci sono molte ragioni per preferire per la macchina il filato da “maglieria” a quello da “aguglieria”. Prima fra tutte: il formato stesso. La macchina, per la sua velocità nell’eseguire la maglia, consuma rapidamente il filato che deve scorrere veloce e libero da ogni tensione, altrimenti resterebbe impigliato o tirerebbe; in questi caso il lavoro risulta poco uniforme, la macchina lavora male, bloccandosi e rischiando di rompersi. Una rocca permette un moto fluido e costante del filo; per usare un gomitolo è necessario riportarlo in forma di “rocca” o di “gomitolo piatto”. Inoltre non c’è convenienza spiccia: un filato per “aguglieria” costa necessariamente rispetto al suo gemello “maglieria” perché il produttore ha dovuto sostenere i costi (non necessari altrimenti) per trattarlo, dividerlo in porzioni, confezionarlo e stoccarlo.
Hai parlato di “follatura”, puoi spiegarci brevemente di che cosa si tratta?
È un processo molto semplice… Il lavaggio! In realtà è un lavaggio “controllato” che conferisce l’aspetto finale al filato, la sua mano, la sua morbidezza, la sua vera personalità! A seconda del tipo di filato e fibra utilizzate si svolgono industrialmente lavaggi diversi per durata, temperatura, uso di detergenti e ammorbidenti ecc. I teli smacchinati o il capo finito vengono lavati in lavatrice (tumbler) a 30° per pochi minuti e, continuando a girare, vengono asciugati con un getto d’aria calda. Le due operazioni di lavaggio ed asciugatura “aprono” il filo, lo allentano di alcune torsioni gonfiandolo d’aria. Le fibre vengono sollevate e si intrecciano leggermente. La maglia finale sarà vaporosa, morbida, uniforme. La follatura inoltre provoca un leggero infeltrimento della maglia con vantaggio delle sue proprietà termoisolanti, d’impermeabilità e di resistenza all’usura.
Quindi se vogliamo usare un filato per maglieria per realizzare un lavoro a mano è necessario follare il filato.
Ho scritto un articolo sul mio blog sul “trattamento o lavaggio del cashmere” che può essere utilizzato ogni volta che si vuol provare a lavorare a mano un filato nato per macchina da maglieria. Comunque la risposta è: “nì”! Nel senso che un filato da maglieria non necessita necessariamente di follatura ma certamente gli occorre un buon lavaggio!
La follatura è necessaria a tutte le fibre “cardate” perché sviluppino la loro caratteristica mano vellutata. Ma anche un semplice lavaggio è comunque necessario a qualsiasi filato in rocca per ripulirlo da residui e olii vari. Inoltre può essere soggetto a variazioni di misura anche considerevoli, dopo il lavaggio. Per evitare di incorrere in brutte sorprese è bene fare per la maglia a mano ciò che fanno i maglifici quando eseguono un modello campione: fare più prove di lavaggio! E quindi fare due campioni identici, uno da lavare a mano, uno in lavatrice. Così si possono trarre debite conclusioni su quanto “rientra” la maglia, come cade, la sua morbidezza ecc. e scegliere il metodo che preferiamo per quel modello.
Tuttavia, per il crochet ho raccolto esperienze diverse. La mia amica Caterina Alinari sostiene che l’uncinetto, per sua costruzione, crei dei “nodi” che impediscono al filato di espandersi liberamente durante il trattamento. Per questo lei consiglia di trattare il filato prima di eseguire il capo. La differenza si nota moltissimo! Il capo eseguito con il filato pretrattato era molto più soffice e vaporoso rispetto all’altro trattato dopo l’esecuzione.
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