Francesca Marano è torinese ma vive da qualche anno in Israele, è una knitter (qui il suo profilo Ravelry) e anche una geek, si definisce “social media doula”, cioè una professionista che aiuta i clienti a costruire la propria presenza sul web. Ha messo assieme queste due passioni per proporre, presso WoolCrossing a Torino, il corso “Digital Media Knitter”, che chiarirà come sfruttare al meglio la rete per nutrire la passione per la maglia. Noi l’abbiamo intervistata.
Francesca Marano in una foto del suo profilo Ravelry
Sei una geek che lavora a maglia: le due cose si conciliano? Come?
La maglia è un’ancora di salvezza dal mondo digitale che rischia di ingoiarmi. Per lavoro e per passione sto davanti allo schermo parecchie ore al giorno e quando devo davvero staccare prendo in mano i miei ferri e vado avanti un pochetto. Negli ultimi 6 mesi la vita geek sta avendo il sopravvento, ma ho sempre un cestino di fianco al divano con piccoli progetti veloci.
Come ritieni che internet abbia arricchito l’esperienza del lavoro a maglia?
Io ho conosciuto la maglia attraverso internet, non ho avuto mamma e nonne vestali del fai-da-te. Durante un periodo di insonnia pesante 5 anni fa ho iniziato a girovagare per la rete e ho trovato Soule Mama. Dal pensare “E perché anche io non faccio un cappellino alla criatura?” a realizzare che internet è piena di risorse su maglia e uncinetto è passato poco. Su internet di cappellini ne trovi a migliaia e se usano delle tecniche poco chiare puoi sempre guardare i video su Knitting Help o sui numerosi canali di YouTube dedicati. Vuoi mettere rispetto alle poche riviste che si trovano in edicola in Italia con i modelli un po’ vecchiotti e i disegni dei ferri che non sai mai da che parte devi prendere il filato? E poi la possibilità di condividere con il resto del mondo la propria passione rende il tutto più divertente e stimolante dal punto di vista creativo. Penso ad esempio alla mania degli scialli Lace che secondo me senza Ravelry in Italia non avrebbe mai attecchito.
Come poter avvicinare tutte le generazioni che lavorano a maglia a internet, come fargli scoprire tutta questa *ricchezza, dalle più giovani alle più anziane?
Proselitismo a go-go, online e offline. Appena scopro che una amica si interessa alla maglia parto con la raffica “Ce l’hai già un account su Ravelry? Lo sai che puoi vedere come si fa il provisional cast onsu Knitting Help? Ma come? Non hai ancora un blog in cui mostri i tuoi lavori?”. Poi le dico, “Dai vieni a casa mia con il tuo portatile che ti faccio vedere un po’ di cosine interessanti”. E poi lavorare a maglia in pubblico. Quando tiro fuori il mio WIP del momento su un treno, autobus, ciglio della strada quasi sempre qualcuno mi chiede cosa faccio di bello. Se poi siamo un gruppo di persone sicuramente qualcuno si ferma! E allora riparte la raffica… “Il modello l’ho scaricato da internet, non lo conosce lei Ravelry? Ah, questo punto? Facilissimo, l’ho imparato su Knitting Help!” e via così. La lingua continua ad essere uno scoglio, ma le iniziative anche in Italia si moltiplicano e quindi diventa più facile anche per chi non parla l’inglese avere accesso ad informazioni di qualità.
A parte Ravelry, quali sono i social network che una persona che lavora a maglia dovrebbe frequentare?
Facebook. Ci sono ennemila gruppi, in Italia e nel mondo, dedicati alla maglia in generale o a una tecnica o un filato. E poi Pinterest per le miriadi di pinboard con foto di modelli.
Di tutte le applicazioni per palmare o tablet, qual è a tuo avviso quella realmente essenziale?
Una qualsiasi versione di row counter disponibile (anche se sono una pasticciona e mi dimentico anche lì di incrementare i ferri).
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