L’immagine del pastore è quella di un uomo solitario con i suoi animali. Ma cosa succede quando la pastore è una donna? Il documentario “In questo mondo” di Anna Kauber ce ne racconta la storia.
Una delle donne pastore intervistate e filmate da Anna Kauber racconta come lavorare con le capre e le pecore sia perfetto per le donne. A volte l’animale deve essere trattenuto, domato. Questo richiede forza ma non troppa: sono animali piccoli, delicati, le mani degli uomini possono fare loro del male, mentre le donne non ne hanno la forza fisica. È questione di forme, di dimensioni del corpo e dei muscoli. In questo passaggio c’è molto, secondo me, del documentario In questo mondo.
Le donne fanno la pastore, l’hanno sempre fatto. Per scelta con l’entusiasmo dell’aziana sarda che, nonostante sia in pensione, non riesce a concepire la vita senza i suoi animali. Per necessità come l’altrettanto anziana campana che ha iniziato ragazzina a lavorare per mantenere la famiglia e i fratelli che non facevano nulla. In questo documentario raccontano la loro storia con semplicità e partecipazione. Ci sono madre e figlia che raccontano dei giochi fatti in montagna, con gusci di lumaca a rappresentare il gregge. La giovane pastore veneta che dice che gli animali l’hanno salvata dalla musica donandone la libertà di suonare il violino solo quando ne ha veramente voglia. Il senso di libertà della pastora che ha scelto per sé questa vita solo in età avanzata. La fermezza e frustrazione della donna trentina a cui i genitori avevano proibito di andare via con gli animali. Di nuovo, l’entusiasmo delle giovani sorelle sarde che scelgono la pastorizia per mantenere viva questa pratica e tradizione.
Indagare la specificità di genere in quella cultura storicamente maschile e di impronta patriarcale
Oltre ad essere un documento unico ed inedito su un modo femminile di intendere la vita e un mestiere allo stesso tempo antico e contemporaneo, è in grado di parlare con realismo e poesia il linguaggio universale dei valori intesi soprattutto nel rapporto tra uomo e animale e tra uomo e ambiente naturale.
Dal 2015 al 2017 ho intrapreso un viaggio di attraversamento della nostra Penisola, isole maggiori comprese. Partita dalle Alpi, sulla spina dorsale montuosa degli Appennini fino all’Aspromonte, sono rimasta quasi sempre in quota, sulle Terre Alte: quelle dei pastori.
La mia ricerca riguarda le donne pastore, per indagare la specificità di genere in quella cultura storicamente maschile e di impronta patriarcale (Anna Kauber).
Le donne di Kauber spiegano le peculiarità del loro approccio alla pastorizia, la gentilezza necessaria perché gli animali “ti diano il latte”, come racconta la pastora lucana mentre accarezza le sue capre, il fatto che gli animali siano più tranquilli quando a gestirli sono direttamente le titolari dell’azienda anziché gli operai. Raccontano la frustrazione che alcuni uomini, costretti a questo lavoro ormai marginale, sfogano sugli animali “che non si possono difendere”. Ma il film mostra come questa contrasti con la gioia e la naturalezza del rapporto tra donna e capre, pecore, mucche e anche maiali, ma anche con l’ambiente in cui le protagoniste si muovono. Con la gentilezza, forza e resilienza delle donne che scelgono una vita in comunione con gli animali.
In questo mondo ha vinto il premio per il miglior documentario al Torino Film Festival del 2018. Della regista consigliamo anche il corto “3 montagne per 3 pecore“.
Potete leggere qui del film di Monica Pelliccia sempre sulle donne pastore.
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