
Il tepore finalmente si affaccia in questa primavera tiepida e molte abbandonano i ferri temendo di patire caldo nel maneggiare la lana, ma ci sono fibre che sono perfette per la lavorazione estiva, che non scaldano eppure sono piacevoli da lavorare ai ferri. A partire da questo post ne vedremo un po’, partendo dalla fibra regina dell’estate, il cotone.
Il cotone è una pianta originaria dei tropici e che fu portata in Europa dagli arabi. La fibra si ottiene dai batuffoli di fibra che circondano i semi. È la fibra al centro di molta parte della storia contemporanea, con ruoli centrali nella rivoluzione industriale, nel colonialismo britannico in India, Egitto e Cina (ne parla lungamente Mike Davis in Olocausti tardovittoriani) e nello schiavismo degli afroamericani.

La lavorazione del cotone è fortemente inquinante, sia nella fase agricola, che richiede grandi quantità di fertilizzanti e disinfestanti, sia nella parte industriale. Inoltre, è sempre più diffuso l’uso di cotone OGM (in particolare il BT Cotton di Monsanto), più costoso, più delicato e che produce semi sterili, cosa che ha condotto molti contadini indiani al fallimento e non di rado al suicidio.
Per fortuna in commercio non è difficile trovare anche ottimi cotoni “biologici”, prodotti da piante non OGM, trattati con meno prodotti chimici e tinti in maniera meno aggressiva. Il fatto che le tinture “naturali” applicate siano pallide e polverose non è dato dalla qualità delle tinte stesse bensì da una precisa scelta di marketing: ci si aspetta che le tinture naturali siano pallide e quindi il cotone bio viene tinto prevalentemente così.
Oltre ai trattamenti di base, il cotone può subire i trattamenti di gasatura e mercerizzazione, che lo rendono irrestringibile e più lucido (il Filo di Scozia ne è un esempio), ma che hanno anche un impatto ambientale enorme. Il cotone è una fibra fresca, soffice ma non troppo, non elastica, con un drape modesto ma straordinariamente assorbente e confortevole. Se mercerizzato il cotone diventa più lucido ma anche più rigido e secco. In tutti i casi il cotone ha un’ottima definizione del punto e rende al meglio in lavorazioni che combinano dritto e rovescio o con trafori semplici. La sua scarsa elasticità rende più facile il rowing out, in questo caso è bene usare un ferro di una o due misure più piccolo per lavorare il rovescio. Il cotone non mercerizzato e non gasato tende a restringersi con il lavaggio, per questo è indispensabile lavare il campione come si farebbe per il capo finito prima di misurarlo e compensare il restringimento nella lavorazione.