Pare che l’uncinetto stia facendo un grande ritorno, o almeno così ci dice chi segue le sfilate per professione.
Lo dicono anche le riviste e i siti dedicati alle persone famose, tracimanti entusiasmo per il top a uncinetto, in uno stile a metà tra il freeform e il pizzo Irlanda, indossato alla sfilata di Dior dall’attrice Anya Taylor-Joy (protagonista dell’ultimo film dedicato alla saga di Mad Max).

Questo ci porta a Shein e al maglione a uncinetto in foto, disponibile in 3 taglie e in vendita al prezzo di 87 euro, per il brand Anewsta. Il materiale con il quale è realizzato è 100% acrilico.
Il maglione, come vediamo dai dettagli, è lavorato con un filato grosso ma con una mano regolare, non ci sono punti irregolari o approssimativi.
Un po’ già ci piange il cuore a vedere tutta quella fatica buttata su un filato di acrilico.

Cercando ulteriormente sul sito di e-commerce, troviamo canotte a uncinetto che costano poco più di 8 euro.
Prima di lanciare strali contro Shein, ricordiamo che i cestini IKEA lavorati a uncinetto, costano comunque una miseria e sappiamo bene che non si materializzano dall’uncinetto a mo’ di bacchetta magica, se vogliamo farceli noi.
Un cappellino a uncinetto da H&M costa tra i 15 e i 6 euro, un top tra i 10 e i 20 euro.
Cosa fare per il maglione Shein e la piaga del fast fashion?
Questo ci porta a fare una serie di riflessioni: demonizzare Shein laddove il problema è sistemico, fa il gioco delle grandi aziende del fast fashion che puntano il dito verso un nemico “facile” per distrarre l’attenzione dal fatto che sono anche esse parte del problema e il loro green washing (ambientalismo di facciata) non è comunque la soluzione. La strage del Rana Plaza ha attirato per un breve periodo l’attenzione delle masse sulle condizioni di chi lavora in questi sweatshop e molto è stato per fortuna fatto dal governo del Bangladesh, ma ci sono volute più di 1.100 morti e un evento di portata abnorme.
Quindi dobbiamo sentirci autorizzati a comprare da Shein “tanto è tutto uguale”? Non stiamo dicendo questo, chiaramente alcune situazioni sono palesemente peggiori di altre!
L’invito è a non cercare capri espiatori per alleggerirci la coscienza, a diventare consapevoli e a fare scelte di acquisto oculate ogni qual volta ci è possibile e non solo quando si tratta di un brand specifico (senza flagellarci se ogni tanto facciamo uno scivolone), soprattutto perché sappiamo quanto lavoro c’è dietro a determinati capi e accessori.