
Quando abbiamo iniziato a lavorare a ai ferri? In realtà non è possibile saperlo.
Ci sono reperti, risalenti al III secolo d.C. (come il frammento Dura-Europos, qui sopra, risalente al 200-260 d.C. e conservato alla Yale University Art Gallery), talvolta indicati come prodotto della lavorazione a maglia ma che a una verifica più attenta si sono rivelati essere stati lavorati con il naalbinding, una tecnica più antica che si esegue con un singolo grosso ago. Il più antico esempio di lavorazione a maglia (sicuramente a maglia) che abbiamo sono delle calze in cotone egiziane risalenti al IX-X secolo, lavorate in tondo con il gioco di ferri a due colori.

Abbiamo quindi una certezza, che nel X secolo (un millennio esatto fa) si lavorava a maglia (probabilmente già da un po’ data l’intricatezza dei motivi a due colori usati) e lo si faceva in tondo con il gioco di ferri. Ce lo confermano le più antiche raffigurazioni di lavoro a maglia, le cosiddette knitting madonnas: una serie di madonne dell’umiltà dipinte prevalentemente nel XV secolo in cui Maria viene raffigurata intenta a lavorare a maglia usando un gioco di 4 o 5 ferri.
Ferri e rivoluzione industriale

Abbiamo pochi reperti di ferri risalenti a prima del XIX secolo: per quanto diffusi, i ferri erano un oggetto di poco valore che venivano spesso riciclati per altri fini. Quasi sicuramente i ferri metallici erano rari: questi tipo ha iniziato a essere diffuso quando la tecnologia della trafilatura è diventata sufficientemente raffinata da poter essere applicata a metalli duri e resistenti. Se ferri in metallo erano usati, questi venivano prodotti per martellatura (come il filo metallico usato nella realizzazione delle armature in maglia metallica). Materiali più frequenti erano probabilmente l’osso, i legni duri, il corno.
Le modalità di produzione dei ferri sono cambiate radicalmente con la rivoluzione industriale. Nel tardo XVIII secolo diventa possibile la produzione di bacchette di metallo trafilato di notevole durezza e questo permette la produzione di ferri metallici a costi bassissimi. Chi non poteva permettersi nemmeno questi, poteva comunque prendere alcune bacchette metalliche e fare loro la punta.

Allo stesso tempo, le classi più abbienti conobbero un’ondata di entusiasmo per la maglia (e l’uncinetto), ma presentarono anche l’esigenza di distinguersi nettamente dalle classi operaie, per cui il lavoro a maglia era fonte di reddito. Per questo non solo sceglievano tipologie di progetti diverse ma iniziarono a lavorare con ferri diversi. In questo contesto nascono i ferri dritti, a una punta, da usare in coppia. Per quanto questa tipologia di ferri sia oggi la più popolare, quindi, non è la tipologia “classica”: è recente e connessa alla necessità (di una specifica classe sociale) di ridurre la produttività del lavoro a maglia.
Arriva il circolare!

Per quanto i circolari siano la più recente innovazione, nel campo dei ferri, non si tratta di un’innovazione recente. I primi circolari appaiono sul mercato attorno agli anni Venti del XX secolo. Erano ferri leggermente diversi da quello che conosciamo oggi, il filo era costituito da un cavo di fili metallici che tendevano a spezzarsi alla giunzione con le punte rendendo il lavoro impossibile. Per questi i circolari non conobbero grande popolarità fino all’introduzione del nylon (inventato dalla DuPont nel 1935) non rese possibile realizzare circolari con un cavo meno “capriccioso”.

Da lì, il salto all’invenzione dei ferri circolari intercambiabili fu breve. La prima azienda a farlo fu la Boye con l’introduzione del suo kit Needlemaster negli anni Sessanta. Questo primo kit aveva già tutte le caratteristiche essenziali dei kit successivi: le punte, in varie misure, potevano essere connesse a cavi di varia lunghezza. Un kit come quello illustrato qui a destra poteva, quindi, produrre 45 diversi ferri (ma i cavi erano già allora combinabili tra loro per creare ferri ancora più lunghi).