Siamo state invitate, qualche tempo fa, a vedere gli esami di fine anno del Laboratorio modelli per la moda e maglieria del Politecnico di Milano.
Siamo rimaste molto colpite non solo dalla creatività, ma anche dalle capacità tecniche apprese dagli studenti durante il corso. A differenza delle scuole da cui si esce “stilisti” senza aver praticamente preso mai un ago in mano, il Lab fornisce competenze e conoscenze spendibili professionalmente.
Abbiamo avuto il permesso di pubblicare le prove d’esame. Gli studenti erano divisi in gruppi e ogni gruppo ha presentato un concept, un’idea per una mini collezione, realizzandone i prototipi a maglia, all’uncinetto e con le macchine da maglieria, utilizzando anche più tecniche per realizzare ciascun prototipo.
Questa tecnica tradizionale per la riparazione del vasellame rotto è stata d’ispirazione al primo gruppo per la realizzazione dei loro capi
Il primo gruppo si è ispirato al kintsugi: la tecnica giapponese di riparare il vasellame rotto con una resina conenente oro, argento o platino, dandogli nuova vita, impreziosendolo e rendendolo unico, enfatizzando quindi la parte danneggiata, considerandola una parte importante della storia dell’oggetto, non da nascondere, ma da mettere anzi in evidenza. L’approccio sperimentale del gruppo si è rivelato anche negli esperimenti fatti sui filati stessi: una matassa di filo non tinto è stata lasciata in un bagno con degli enzimi che le hanno dato una variegatura mimetica.
I prototipi di maglieria kintsugi sono stati quindi creati assemblando teli sagomati con dei cordoncini dorati.
La trasformazione dell’illusione ottica in capo finito
Il secondo gruppo si è ispirato alle illusioni ottiche, all’arte cinetica e all’illusion knitting. I modelli della collezione Optical Illusion sono molto semplici, non sagomati, pensati per un look urbano e contemporaneo. Lo sforzo tecnico e la progettazione si sono concentrati su come ottenere effetti optical con la maglieria a macchina. La combinazione dei colori, molto ardita, ha visto il lime farla da padrone, abbinato al vinaccia, al blu elettrico e al rosso fuoco.
Il terzo gruppo ha presentato la collezione Invisible Rorschach. Molto meno appariscente della precedente e magneticamente inquietante nelle sue ispirazioni. Le macchie di Rorschach sono state riproposte in un capo realizzato a macchina con tecnica vanisè, per far apparire da un lato dell’abito double face la macchia e dall’altro il suo profilo. Il gruppo ha anche prodotto un prototipo molto più sperimentale, realizzato a tecnica mista, con 10 tipi di lavorazione, filati di diverso tipo e grossezze, giocato sui toni del grigio e del nero.
Il gruppo Learnknit si è dedicato all’abbigliamento per bambini dai 4 ai 6 anni, studiando degli abiti-gioco che potessero essere decorati ogni volta in modo diverso da genitori e bambini insieme, per ottenere vestitini sempre nuovi e stimolare, allo stesso tempo, i bambini con forme elementari, dai colori primari, di texture diverse, da toccare per imparare a distinguere diversi materiali e tecniche.
In foto la scheda con le sensazioni tattili associate a ogni campione.
Il gruppo 5 ha proposto una riflessione sulla figura umana e sull’idea di taglia: donne che portano la stessa taglia spesso hanno dei fisici molto diversi. Per tornare all’idea di un capo sartoriale, modellato sulla persona, ma su cui essa stessa possa anche intervenire, il gruppo ha realizzato un capo con un filato fatto di cotone e rame o cotone e acciaio. I materiali permettono di piegare e modellare il capo, sagomandolo sulla nostra figura.
Il gruppo Antiaesthetics ha lavorato sui concetti alla base della bellezza e su come stravolgerli senza arrivare al brutto. I prototipi della collezione, una tutina, un calzoncino, una cappa e un maglione lavorato con diversi ferri proponevano asimmetrie e irregolarità studiate ad arte, deformità gradevolmente progettate.
Il gruppo Inter-act ha rinnovato completamente l’idea di protezione. Alla domanda “cosa è la protezione oggi?” ha dato una risposta semplice ma finora raramente sentita: “la password”. La password è qualcosa che noi creiamo e modifichiamo, un codice segreto. Così la maglia può essere indossata in vari modi, con aperture nascoste tra intrecci e decorazioni. Interessantissimo il prototipo in foto, realizzato lavorando con la macchina da maglieria un i-cord di più di un kilometro.
L’ultimo gruppo, giusto prima della pausa pranzo, ha proposto il tema My Closet Is The Fridge.
Riprendendo il tema dell’Expo 2015: nutrire il mondo, la collezione di prototipi del gruppo si basa sulle parole chiave “cibo” ed “ecosostenibilità”, affiancando etica ed estetica. I filati sono stati tinti con sostanze alimentari, come il curry o il caffè, mantenendone l’aroma e i colori caldi. La collezione è all’insegna del loungewear, del relax, propone abiti da casa e accessori morbidi e naturali, polisensoriali, a volte multifunzione, per coccolarci e coccolare i nostri sensi.
Tutte le foto sono di Alice Twain.