Quali sono i passaggi che permettono di trasformare una pecora in un gomitolo? Vediamoli uno per uno.
Il vello viene processato e pulito
Per prima cosa la pecora viene tosata, un trattamento indispesabile non solo a recuperare la lana ma anche per il benessere dell’animale. Il vello così ottenuto viene selezionato per dividere le parti pregiate (che saranno usate per produre lana a uso tessile) da quelle troppo rovinate e sporche, che veranno impiegate in altra maniera (per esempio nell’edilizia).
In seguito, il vello subisce una serie di processi di pulizia: la lana in primo luogo viene passata (in piccole quantità) in un cilindro rotante che elimina le particelle di sporco e parecchi batuffoli di lana troppo corta, quindi il materiale rimasto viene lavato con un ciclo delicato che dura tre ore, con acqua tiepida a temperatura costante e con minimo movimento per evitare qualsiasi rischio di infeltrimento.
Il trattamento della fibra
A questo punto la fibra pulita viene areata e “cotonata” per ridarle il volume e la morbidezza necessarie. Il sottovello viene separato dai peli di guardia facendo passare la lana in un macchinario con cilindri rotanti: la velocità dei cilindri determina la quantità di peli di guardia estratti. Ovviamente, più pelo viene estratto più la lana è morbida, ma il peso totale di prodotto ottenuto è minore.
I trattamenti successivi sono l’ultimo passo prima della creazione del filo. La lana viene cardata ottenendo un materasso di fibra morbida e vaporosa, ma soprattutto ordinata. Quindi la lana cardata passa in una macchina che separa il materasso in strisce sottili che vengono “stirate” allungandole e combinate, fino a ottenere un “salsicciotto” di lana sottile, morbido e pronto per essere filato.
In altri casi la fibra viene pettinata anzichè cardata, in questo caso i “salsicciotti” sono meno voluminosi ma le fibre sono più parallele. Cardatura e pettinatura influenzano, ovviamente, il filato risultante: i cardati sono più voluminosi e morbidi e rendono di più, i pettinati sono invece più compatti e lucidi.
La filatura vera e propria
Si compone di più fasi a sua volta. Il “salsicciotto” ottenuto dalla fase precedente viene passato nella macchina filatrice che lo trasforma in uno stoppino (trefolo) torto in verso orario o antiorario. Questo stoppino può avere vario spessore (può essere sottile o cicciotto, o anche fiammato, cioè con aree di spessore diverso) e può costituire già un filato, ma tenderà a essere meno resistente e stabile di un filato ritorto. Per questo, di norma, due o più trefoli vengono ritorti l’uno sull’altro, solitamente in verso opposto a quello di filatura (ritorcitura). Talvolta, questi fili ritorti vengono nuovamente ritorti (ancora in verso opposto a quello appena precedente) a coppie o piccoli gruppi per ottenere un filato cablé.
La tintura
Un trattamento a parte è quello della tintura, che a seconda delle caratteristiche del prodotto può essere eseguita in fasi diverse. In alcuni casi viene tinta la fibra pulita, in questo modo i trattamenti successivi uniformano il colore, oppure bioccoli di fibre di colori diversi possono essere combinati per ottenere effetti particolari, ma questo prevede che le quantità di fibra da tingere siano notevoli. In altri casi la tintura avviene sul filo già pronto o quasi: questo permette di realizzare colori “espressi”, appena il mercato richiede quello specifico colore, anche in quantità modeste (comunque almeno una decina di chili per le tinture industriali). Un caso a parte è quello dello stampaggio, che permette di realizzare i filati multicolori (nel video qui sopra).
Le finiture e la confezione
Il filato ritorto subisce infine una serie di processi di finitura, che possono essere un semplice lavaggio per eliminare la polvere e i grassi trasferiti sul filo dalle macchine, ma più frequentemente comprende una varietà di trattamenti che vanno dalla vaporizzazione (per dare al filato morbidezza, elasticità e volume), ai trattamenti per prevenire l’infeltrimento, alla follatura.
Il filato in questa fase è ancora confezionato in grandi matasse. Queste matasse vengono quindi trasformate in coni, che possono essere venduti come tali (soprattutto all’industria tessile) oppure ulteriormente trasformati in gomitoli o in matasse più piccole. I gomitoli infine devono essere etichettati, confezionati in sacchetti di vario taglio (da 250 grammi a un chilo) e immagazzinati in attesa degli ordini. Come è facile immaginare, per quanto il filato sia stato pulito, queste fasi causano l’ulteriore deposito di polvere e sporco sulla fibra; per questo una volta acquistato e lavorato il filato è comunque consigliabile lavare il lavoro prima di indossarlo.
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