La seconda stagione di Trapped, maglioni e omicidi in Islanda
Su Netflix è disponibile la seconda stagione di Trapped (Ófærð), scandi-noir islandese di grande successo, imperdibile per noi maglisti visto che quasi tutti i personaggi indossano capi a maglia, a partire dal Lopapeysa, il celebre maglione in lana locale. A livello di intreccio, le due stagioni sono leggermente diverse. “Stavolta le persone non sono intrappolate fisicamente ma psicologicamente“, ha dichiarato Baltasar Kormákur, il creatore, mettendo subito al centro i temi dei nuovi episodi, di grande attualità: la minaccia dell’estrema destra, la crisi ambientale e l’ansia per il futuro, la xenofobia e l’omofobia. I conflitti familiari, i segreti lungamente nascosti, la difficoltà di parlare con i propri figli sono il sottofondo narrativo di quello che resta comunque un thriller, con tanto di omicidi cruenti indagini e colpi di scena. Molta carne al fuoco in effetti, ma maneggiata con cura e profondità.
Trama e personaggi
In questa stagione ci spostiamo nella piccola città del nord Siglufjörður. Anche stavolta è il detective Andri Olafsson (Ólafur Darri Ólafsson) ad occupare la scena, anche grazie alla sua debordante fisicità. Il creatore della serie Kormakur afferma con un sorriso: “Ho scelto un troll. La produzione era contraria; voleva un protagonista che potesse piacere alle vecchie signore tedesche.” La scelta di Kormakur si è rivelata vincente e Olafsson è ormai un star. Andri e la collega Hinrika, (Ilmur Kristjánsdóttir) insieme al poliziotto locale Asgeir, (Ingvar Sigurðsson), indagano su quanto accaduto fuori dal Parlamento a Reykjavik. Un uomo, nel tentativo di ammazzare la ministra degli affari economici, si è dato fuoco. Si scoprirà presto che l’episodio è collegato a un omicidio avvenuto in una centrale elettrica geotermica di Siglufjörður, in cui lavorano anche alcuni migranti africani.
La maglia protagonista
Protagonista “lanoso” di Trapped è sicuramento l’iconico Lopapeysa, pronunciato “luópa-peisa”, l’ormai celebre maglione in lana locale diventato uno dei simboli dell’identità nazionale islandese, soprattutto dopo il 1944 quando l’Islanda ottenne la piena indipendenza dalla Danimarca. Numerosi personaggi indossano il Lopapeysa, purtroppo soprattutto gli esponenti del movimento di estrema destra “Il martello di Thor”. Il più bello però appartiene al giovane Ebo, operaio immigrato dal Ghana, interpretato da un bravissimo Kingsford Siayor.
I Lopapeysa hanno caratteristiche uniche, perché impiegano la Lopi, una lana non filata, (unspun), solo cardata, che miscela fibre di diversa lunghezza. Perché questi pullover sono così caldi? La Lopi intrappola più aria rispetto alla lana filata, garantendo un maggiore isolamento. La lana di pecora islandese è nota infatti per essere calda e leggera. Ha inoltre proprietà antibatteriche. Perfetta da lavorare a mano, negli spessori più sottili tende a spezzarsi, ma basta sovrapporre i due capi e il problema è risolto. Tende a dare prurito, quindi in genere i capi non vengono indossati a contatto diretto con la pelle, anche se con l’uso e il lavaggio tendono ad ammorbidirsi.
I lopapeysa islandesi sono così caldi che vengono spesso indossati al posto di una giacca durante l’autunno e l’inizio della primavera e sono anche idrorepellenti. Roberto Luigi Pagani, che cura il Blog Un Italiano in Islanda, ha scritto un bell’articolo su questo tipo di indumento.
I filati adatti, i modelli
Se volete realizzare un vero maglione islandese è importante quindi utilizzare la Lopi, facilmente acquistabile on line anche da rivenditori italiani, ad esempio Lana di miele. La Istex, la più grande industria tessile islandese, produce i seguenti tipi di Lopi:
- Álafosslopi, di peso Bulky, ma leggero e molto caldo. Si adatta bene a maglioni da usare all’aperto.
- Bulkylopi, è più grossa del tipo precedente.
- Léttlopi, di peso Aran.
- Plötulopi, è una preyarn non filata, in gomitoli arrotolati a dischi, o “pizze”. Deve essere lavorata con cura perché è quella che si spezza più facilmente, ma come già detto, basta sovrapporre i due capi.
- Hosuband, una mescola resistente che si presta bene alla creazione di calze.
- Einband, molto fine, perfetta per gli scialli.
Della lopi islandese abbiamo parlato anche qui
Per quanto riguarda i modelli, su Ravelry c’è l’imbarazzo della scelta. I quaderni Istex che raccolgono i modelli di Védís Jónsdóttir sono una risorsa utilissima. Se dunque volete cimentarvi nella realizzazione di un Lopapeysa, potete dare un’occhiata a Loki, un bellissimo maglione molto simile a quello indossato da Ebo, realizzato in Lettlopi.
Se invece volete un cappello simile a quello indossato da Bárður, il super stropicciato marito di Hinrika, potete usare il Color Practice di Elizabeth Zimmermann, oppure il mio modello gratuito Nordico, inserendo un motivo ad ondine.
Un Italiano in Islanda ha scritto un bell’articolo sui maglioni islandesi e vi consiglio di seguirlo su Facebook. https://unitalianoinislanda.com/maglioni-islandesi/
Se volete immergervi nella natura e nella cultura islandese vi consiglio anche di seguire Leonardo Piccione su Twitter, dove ha raccontato con splendide immagini l’eruzione del Fagradalsfjall, un evento che non si verificava da 800 anni e che è diventato anche un’attrazione turistica, e che ha anche pubblicato con Iperborea Il libro dei vulcani d’Islanda.
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